Cosa rischiamo se la Russia ci taglia il gas?

Cosa succederebbe in Europa se uno dei principali fornitori di gas chiudesse all’improvviso il rubinetto? Lo scenario non è poi tanto fantascientifico, in questi tempi turbolenti. Ricordiamo l’attacco al gasdotto algerino di un anno fa ma anche e soprattutto la attuale crisi tra la Russia, da dove proviene un terzo del gas consumato dagli europei (italiani compresi) e l’Ucraina, vero e proprio crocevia dei diversi gasdotti che trasportano il gas russo verso Ovest. Proprio per questo, un team di ricercatori del Politecnico Federale di Zurigo (Eth) ha verificato la capacità di risposta del network dei gasdotti europei al venir meno di una delle principali fonti di approvvigionamento. Purtroppo, i diversi scenari considerati nello studio pubblicato su Plos One,  evidenziano tutti un medesimo rischio: la congestione della rete, la formazione  di veri e propri “colli di bottiglia” che bloccherebbero l’approvvigionamento di gas per molte nazioni. Nel caso in cui uno dei principali fornitori di gas chiudesse i rubinetti, infatti, le nazioni europee sarebbero costrette a utilizzare tutte le stesse condutture per rifornirsi, e questo causerebbe un sovraccarico della rete.

“La rete europea non è pensata per rispondere ad un simile scenario. Per questo motivo non si può lasciare che sia il mercato a gestire la distribuzione del gas in caso di crisi”, spiega Helbing. “L’Europa deve essere in grado di gestire una crisi del genere, in modo che le industrie continuino ad avere energia per funzionare, e le persone non muoiano di freddo nelle loro case”.

Gli autori dello studio hanno individuato una possibile soluzione: una strategia mutuata dalla gestione del traffico di dati su internet, la “decentralised fairness algorithm”. Fondamentalmente, si tratterebbe di controllare i prezzi per l’utilizzo delle infrastrutture, facendoli dipendere dal reale utilizzo dei gasdotti: le tubature più usate avrebbero un costo di utilizzo maggiore, in modo da incentivare le nazioni ad utilizzare quelle libere. Per applicare un modello del genere, però, tutte le nazioni europee dovrebbero decidere di cooperare, accettando l’idea di non poter stabilire da sole il prezzo per l’utilizzo delle proprie infrastrutture.

Si se riuscisse ad applicare questa strategia, i ricercatori ritengono che la rete sarebbe in grado di superare praticamente qualunque tipo di crisi. Nello scenario peggiore, che dal modello risulta essere proprio lo stop delle esportazioni della Russia, utilizzando il decentralised fairness algorithm molti paesi, come Germania e Svizzera, non vedrebbero alcun tipo di diminuzione nel flusso di gas in entrata, e anche paesi che dipendono quasi interamente dal gas russo, come Repubblica Ceca e Slovacchia, riuscirebbero comunque ad ottenere circa il 50% delle risorse necessarie.

Riferimenti: Plos One

Credits immagine: ETH Zurich

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