Categorie: Fisica e Matematica

Cosa succederà con il “nuovo” Lhc?

Ci ha permesso di scovare, sessant’anni dopo la sua previsione teorica, la sfuggente particella di Dio. E ora, come vi abbiamo raccontato, Lhc si sta per risvegliare, ancora più potente e cattivo di prima: durante i due anni di sosta programmata, infatti, sono stati corretti alcuni difetti di progettazione che consentiranno all’acceleratore di particelle del Cern di Ginevra di funzionare, finalmente, a pieno regime, cioè raggiungendo l’energia nominale per cui era stato costruito (pari a circa 14 TeraelettronVolt). Se a mezzo servizio era riuscito addirittura a individuare l’Higgs, è dunque più che lecito chiedersi cosa succederà adesso.

Secondo l’analisi del New Scientist, le aspettative più grandi riguardano la cosiddetta supersimmetria, la teoria fisica secondo la quale ogni particella fisica di un certo tipo – fermione o bosone, per la precisione – avrebbe un analogo speculare del tipo opposto. Una conferma sperimentale della supersimmetria potrebbe portare allo sviluppo di una fisica completamente nuova, che dovrebbe finalmente spiegare i fenomeni ancora non inclusi nel Modello Standard, come la materia oscura e la gravità.

Il vecchio Lhc – lasciateci chiamarlo così – non era riuscito, purtroppo, a trovare alcuna evidenza delle teorie supersimmetriche: per questo, fisici teorici e sperimentali aspettano con trepidazione la riaccensione dell’acceleratore e le prime collisioni. Si potrebbe prospettare, per esempio, uno scenario in cui la supersimmetria è parzialmente giusta. Potrebbero addirittura venir fuori particelle nuove. O nessuna particella: “Sarebbe molto triste se Lhc non scoprisse niente, perché vorrebbe dire che un ramo di ricerca è finito”, spiega a New Scientist David Tong, fisico teorico della University of Cambridge. “Ma se fosse davvero così che va l’Universo, dobbiamo essere pronti ad accettarlo”.

Potrebbe anche essere che Lhc non sia abbastanza potente per fare nuove scoperte. A quel punto, non resterebbe che pianificare la costruzione di un acceleratore ancora più cattivo (in realtà c’è chi lo sta già facendo, vedi l’International Linear Collider). Per ora, non ci resta che aspettare i primi giri di giostra. E incrociare le dita.

Via: Wired.it
Credits immagine: µµ via Compfight cc

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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