Che cosa vorrà dire il Gdpr per la ricerca scientifica

Il Gdpr avanza spedito. La General Data Protection Regulation, o Regolamento generale sulla protezione dei dati, entrerà ufficialmente in vigore il prossimo 25 maggio, e tutti, dai grandi della rete come Facebook e Google, fino alle piccole e medie imprese, e persino i freelance, stanno correndo ai ripari per prepararsi. Perché le nuove norme sulla privacy e la gestione dei dati personali cambiano radicalmente le carte in tavola. Avranno valore vincolante in tutti i paesi dell’Unione europea, e in caso di violazioni prevedono sanzioni colossali, che possono arrivare al 4% del fatturato globale di un’azienda (fino a un massimo di 20 milioni di euro). A veder cambiare le carte in tavola però non saranno solamente aziende e liberi professionisti, ma anche la ricerca scientifica, di cui i big data (anche intesi come dati personali) sono ormai un elemento fondante e irrinunciabile. E visti gli scandali recenti come quello di Cambridge Analytica (per citare il più famoso), un cambiamento in questo senso rappresenta certamente un’opportunità importante, ma anche un nuovo pericolo.

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