Categorie: SocietàVita

Cos’è il paradosso dell’obesità

Le persone sovrappeso o leggermente obese sopravvivono più facilmente a insufficienza renale, problemi cardiaci, diabete e disturbi coronarici rispetto a chi è considerato normopeso. Detta così, sembra un’eresia bella e buona. Si tratta del cosiddetto paradosso dell’obesità, come l’hanno definito Carl J. Lavie, cardiologo statunitense, e Kristin Loberg, che si basa su una serie di studi statistici che suggeriscono come le persone il cui indice di massa corporeaè nella fascia bassa dei livelli normali sono meno sane di quelle attualmente considerate sovrappeso. Possiamo allora finalmente liberarci di diete ed estenuanti esercizi fisici? Non proprio, in realtà, come mette in guardia il New York Times. Se da un lato i ricercatori, infatti, si dicono abbastanza perplessi da risultati del genere, una delle cause più probabili potrebbe stare proprio nel fatto che l’indice di massa corporea, di per sé, non è una grandezza universalmente attendibile, cioè applicabile allo stesso modo a tutta la popolazione. Per dirlo in altre parole, il paradosso potrebbe essere semplicemente dovuto al fatto che valutiamo sovrappeso e obesità con l’indice sbagliato.

Come spiega all’Abc John Dixon, responsabile della ricerca clinica sull’obesità al Baker Idi Heart and Diabetes Institute, il Bmi (acronimo per Body Mass Index, cioè indice di massa corporea) è infatti un indicatore poco accurato per stabilire lo stato di forma dell’individuo, che risente in maniera cruciale di parametri come sesso, età e altri problemi di salute. Il Bmi è calcolato rapporto tra peso (espresso in chilogrammi) e quadrato dell’altezza (espresso in metri quadri): secondo i criteri attuali, ritoccati per l’ultima volta nel 1998 dal National Institutes of Health, un Bmi sotto 18,5 indica una condizione sottopeso, mentre per valori superiori al 30 si parla di obesità.

L’indice fu creato nella prima metà dell’ottocento da uno statistico belga che si occupava di crescita umana. Più di un secolo dopo, è stato adottato da compagnie di assicurazione e ricercatori per studiare la distribuzione dell’obesità nella popolazione. In ogni caso, nonostante il suo scopo primario non sia mai stato quello di valutare individualmente le persone, per ragioni di comodità il Bmi è stato poi adattato anche a questo utilizzo. Che, secondo molti, è improprio: “Il peso ottimale per salute e longevità è tutt’altro che costante”, spiega Dixon. “È naturale che sia così, perché varia parecchio in base a età e stato di salute generale dell’individuo”.

In effetti, racconta ancora il Nyt, “prima di mettervi a dieta perché il vostro Bmi vi dice che siete sovrappeso” (a proposito: se i numeri non sono il vostro forte, potete calcolarlo qui), “considerate quel che rappresenta realmente e cosa si sa rispetto alla sua relazione con stato di salute e longevità”. Al peso corporeo contribuiscono muscoli, ossa, acqua e (naturalmente) il grasso: è per questo che il Bmi, da solo, è una misura imprecisa di quanto sia sovrappeso una persona. Ricordate quando Schwarzenegger vinse il titolo di Mr. Universo? Bene, in quel momento, stando al suo Bmi, il bell’Arnold era da considerarsi obeso. Un altro fattore cruciale è la distribuzione del grasso in eccesso: le persone con troppo grasso addominale, metabolicamente attivo, sviluppano più probabilmente insulino-resistenze, pressione alta, diabete, disturbi cardiovascolari e disfuzioni erettili. Il grasso in eccesso sulle anche o sulle natiche, invece, è relativamente inerte e “per quanto esteticamente sgradevole non è collegato a malattie croniche o mortalità prematura”.

In ogni caso, fatte le opportune precisazioni sul reale significato del Bmi, è davvero possibile che le persone in leggero sovrappeso siano più protette nei confronti di determinate malattie rispetto a chi è nella fascia del peso forma? “Difficile da spiegare, specie quando si parla di soggetti giovani”, dice Joseph Proietto, professore di medicina alla University of Melbourne. “Supponiamo che ci siano due persone, la prima con un Bmi di 19, in forma e sana, e la seconda con un Bmi di 34, cioè obesa. Entrambi hanno un attacco di cuore. L’evidenza suggerisce che la seconda ha più probabilità di sopravvivenza”. Uno dei motivi possibili, ancora tutto da accertare, potrebbe stare nel fatto che spesso le persone sovrappeso, essendo più a rischio, si sottopongono a più controlli e trattamenti rispetto alle altre, che invece possono ammalarsi in maniera inaspettata. Nel frattempo, non vi adagiate troppo. Frutta, verdura e tanto esercizio restano la garanzia migliore.

Via: Wired.it

Credits immagine: Ed Yourdon/Flickr

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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