La guerra civile nel Darfur ha fatto registrare più di un milione di rifugiati verso le regioni interne del Sudan. E i tassi di mortalità non sembrano diminuire neanche quando i civili si mettono al riparo. È quanto emerge da uno studio epidemiologico, pubblicato su The Lancet, che fornisce i numeri del disastro umanitario. Tra l’aprile e il giugno di quest’anno, infatti, Evelyn Depoortere e colleghi dell’agenzia umanitaria Epicentre di Parigi hanno svolto delle indagini su 215 mila rifugiati in quattro località del Darfur occidentale (Zalingei, Mornei, Niertiti, El Geneina) per comparare i tassi di mortalità nella regione prima e dopo la fuga. Prima dello spostamento, i morti vanno da un minimo di sei a un massimo di nove al giorno su 10 mila persone, tra i quali soprattutto uomini ma anche donne e bambini. Il 70-90 per cento di questi decessi è causato dalle violenze subite. Una volta giunti al riparo la mortalità scende, ma resta comunque alta, come dimostrano i quasi sei morti al giorno nella regione di El Geneina. “Lo studio fornisce l’evidenza epidemiologica degli effetti del conflitto sui civili”, spiega Bradley Woodruff dell’US Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta, “per questo è necessario impedire la violenza contro i civili, fornire aiuti sufficienti e prevenire l’eccesso di mortalità dovuto alle malattie contagiose e alla malnutrizione”. (r.p.)