Categorie: SocietàVita

Il disgusto per gli odori corporei è collegato alle tendenze politiche?

Molto spesso alla percezione di odori sgradevoli reagiamo con lo strizzare gli occhi o corrugare il naso, una reazione naturale che limita la nostra percezione sensoriale per difenderci dal fastidio. Ma se odori corporei come urina e sudore provocano in noi un forte disgusto, potrebbe esserci un nesso (fondato su basi biologiche ed evolutive) tra questa reazione e la nostra visione politica. A suggerirlo è una ricerca, guidata dall’Università di Stoccolma, che mostra che a seconda del grado di avversione a certi odori si potrebbe fornire una previsione di come l’individuo immagina la società e la sua organizzazione. Inoltre, è emerso che le persone che provano un forte disgusto verso certi odori desidererebbero che i differenti gruppi sociali vengano tenuti separati, propendendo per una forma di governo autoritaria.

Nello studio, pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science, gli psicologi Jonas Olofsson, insieme a Marco Tullio Liuzza dell’Università della Magna Graecia di Catanzaro e ai colleghi, descrivono la loro indagine condotta attraverso tre esperimenti e coinvolgendo più di 750 partecipanti reclutati online e distribuiti su varie nazioni.

I ricercatori hanno somministrato ai partecipanti questionari con argomenti che riguardavano il loro livello sociale, il liberalismo fiscale e morale, la loro avversione ad agenti patogeni e agli odori del corpo sia propri che degli altri, il tutto chiedendo di rispondere con una valutazione basata su una scala di sette punti. Negli Stati Uniti, inoltre, è stata chiesta l’intenzione di voto ai partecipanti in occasione delle elezioni presidenziali del 2016 e il risultato ha dimostrato che i partecipanti più sensibili agli odori erano anche i più inclini a votare Trump rispetto a quelli meno sensibili.

Stando ai risultati il team di ricerca sostiene che la sensazione di disgusto potrebbe in parte sottolineare la presenza di un’indole che tende a voler tenere separati i gruppi sociali a scopo di proteggere se stessi, collegata cioè al primitivo bisogno di evitare malattie provenienti dall’esterno. E quest’attitudine potrebbe essere, almeno o in parte, radicata nella biologia.

Un’interpretazione dei risultati dello studio sembra indicare che nell’essere umano una fetta di questa tendenza autoritaria sia innata e difficile da modificare, tuttavia i ricercatori hanno dimostrato che, creando un contatto fra i gruppi sociali, gli “autoritari” possono cambiare, e le credenze più o meno radicate possono essere rivalutate nel momento in cui si apprendono nuove informazioni e si dà vita ad uno scambio sociale e culturale.

Riferimenti: Royal Society Open Science

Antonio Ciavarella

L'osservazione e la voglia di dare risposte ai perché hanno sempre caratterizzato la mia personalità. Poi il gusto per l’arte e lo studio del pianoforte hanno guidato le mie scelte, così mi sono iscritto alla Facoltà di Lettere; più volte, però, ho minacciato di lasciare tutto per seguire i corsi di Fisica o di Medicina. Adesso, l’opportunità offerta dal Master rappresenta il tentativo di ricomporre l’eterno dissidio con le mie scelte passate.

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