Categorie: Salute

“Doping” per staminali epatiche

Agisce direttamente sulle staminali epatiche, stimolandone la proliferazione: si spiega così la capacità del G-csf (granulocyte–colony stimulating factor) di recuperare la funzionalità del fegato gravemente danneggiato. A svelare i meccanismi di un comportamento cellulare osservato da molti ricercatori, ma di cui nessuno era riuscito a dare una spiegazione, è uno studio dell’Istituto di Medicina Interna e Geriatria dell’Università Cattolica di Roma pubblicato su Gastroenterology.

Il G-csf è un fattore di crescita già utilizzato nei trapianti di midollo per stimolare la produzione di staminali nel donatore, e uno studio precedente della stessa equipe romana, guidata da Antonio Gasbarrini, docente di terapia medica, ne aveva dimostrato l’efficacia su pazienti cirrotici. Restava però inspiegato il perché: il numero di cellule staminali prodotte dal midollo e migrate fino al fegato era infatti troppo esiguo per giustificare la recuperata funzionalità dell’organo riscontrata. I ricercatori hanno quindi voluto verificare se il farmaco potesse agire direttamente sulle staminali epatiche: “Abbiamo studiato un gruppo di ratti che avevano subito un grave danno al fegato e nei quali il midollo si attivava, inviando cellule staminali per riparare il danno”, spiega Anna Chiara Piscaglia, tra gli autori dello studio. In seguito alla somministrazione del fattore di crescita, si è osservato non solo un incremento della produzione di cellule ovali nel midollo (corrispondenti nel ratto delle staminali umane), ma anche una proliferazione di quelle specifiche del fegato, dal momento che possiedono il recettore (cioè “il gancio”) del G-csf. “In questo modo”, continua Piscaglia, “abbiamo dimostrato che il farmaco agisce direttamente sulle cellule staminali epatiche, che esprimono il recettore – cioè ‘il gancio’- per il farmaco. Non basta: abbiamo visto che esprimono loro stesse il fattore di crescita, amplificando l’effetto” complessivo.

“Le cellule staminali del fegato sono le stesse che danno origine ai tumori epatici”, commenta infine il Professor Gasbarrini, “perché hanno una altissima capacità di differenziare e replicare. Questa ricerca ci fa ipotizzare che in futuro, conoscendo meglio il meccanismo di funzionamento dei fattori di crescita, si potrebbe imparare a bloccare i meccanismi alla base della trasformazione in tumori di questo tipo di cellule staminali”. (m.b.)

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