Non si salva nessuno, o quasi. Il “Rapporto sulle frane in Italia”, realizzato da Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici) nell’ambito del progetto Iffi (Inventario dei fenomeni franosi in Italia), descrive un paese quasi interamente esposto al dissesto geologico con il 69 per cento dei comuni interessati da fenomeni franosi.
Per rendersi conto di questo preoccupante quadro basta dare un’occhiata alla cartografia pubblicata on line dove 4.530 comuni sono classificati a livello di attenzione elevato. La tecnologia Gis (Sistemai informativi geografici), grazie alla quale è stato realizzato il sito Internet, consente in una sola schermata di sovrapporre più immagini (layer) di una data area. Selezionando o deselezionando i parametri indicati (livello di frana, tipologia di frana…) si ottiene una visualizzazione a strati del territorio che riporta, di volta in volta, l’informazione richiesta. I dati caricati on line provengono dal censimento di 470mila frane per un totale di 20mila chilometri quadrati. “Con il progetto Iffi abbiamo avvicinato i cittadini alle istituzioni. Con un semplice click è oggi possibile vedere la situazione delle frane nel proprio comune”, dice Giancarlo Viglione Commissario straordinario dell’Apat.
Con più di 4 vittime al mese per frana negli ultimi 50 anni, il quadro emerso dal rapporto parla chiaro: è difficile trovare luoghi in cui poter dormire sonni tranquilli. E, se non si salva neanche uno dei quartieri centrali di Roma dove proprio ieri è crollato un tratto di collina, la ragione sta nel peculiare assetto morfologico del Belpaese che è costituito per il 75 per cento da territorio montano. L’assenza di una corretta pianificazione territoriale, che ha consentito tagli stradali, scavi o edificazioni in territori a rischio, ha poi contribuito ad aggravare la situazione. E allora può bastare qualche precipitazione anche di scarsa intensità per provocare una frana.
Il Progetto Iffi nasce proprio con l’obiettivo di rimediare agli errori del passato, considerando poi che un evento franoso in genere è destinato a ripetersi. Perciò la raccolta dei dati e la loro integrazione in sistemi Gis possono servire a individuare più correttamente le aree di nuova urbanizzazione e a progettare in modo più accorto le infrastrutture. (g.d.o)