Eco-convenienza

Con uno sforzo iniziale potremmo sostenere economia e occupazione, e realizzare una rivoluzione energetica “pulita”. E risparmiare, nel solo settore elettrico, oltre 18.000 miliardi di dollari da qui al 2030, a fronte di investimenti (nelle fonti rinnovabili e nell’efficienza energetica) quantificabili in 140 miliardi. È la prospettiva presentata il 27 ottobre scorso da Greenpeace nel rapporto Energy [r]evolution 2008.

C’è un primo sforzo da compiere, secondo l’associazione, per il passaggio da una produzione di energia centralizzata a una decentralizzata basata su risorse rinnovabili, e un aumento di efficienza nella generazione di elettricità e nei mezzi di trasporto. Le strategie energetiche da attuare nel periodo tra 2008 e il 2030 dovrebbero quindi cambiare: il ricorso ai combustibili fossili per produrre energia si dovrebbe ridurre fino al 18 per cento, mentre l’utilizzo delle rinnovabili come il solare, l’eolico e le biomasse salire fino al 62 per cento. All’investimento (da sommare a quello già previsto) corrisponderebbe un risparmio di circa 750 miliardi di dollari annui, grazie alla riduzione del 25 per cento nella spesa per i combustibili fossili.

I costi sono relativi al rinnovamento delle centrali termoelettriche (sono centinaia gli impianti che dovrebbero essere dismessi), ma anche all’indipendenza dalle imprevedibili fluttuazioni nei prezzi di petrolio, gas e carbone. Secondo Greenpeace, queste manovre garantirebbero anche nuovi posti di lavoro: centrali solari ed eoliche richiedono infatti più manodopera rispetto a quelle a carbone e nucleari. Con vantaggi anche sul fronte delle emissioni di CO2. (a.g.)

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