L’Istituto di economia dei media (Iem) della Fondazione Rosselli ha presentato il nono rapporto sull’industria della comunicazione in Italia. Il settore muove un mercato da 97 miliardi di euro, dove i mezzi a contenuto editoriale crescono a un tasso maggiore di informatica e telecomunicazioni (Ict) e pubblicità. Tra il 1986 e il 2005 l’industria della comunicazione è cresciuta da 24,6 a 96,9 miliardi di euro, a un ritmo superiore a quello del Pil. A guidare la ripresa, difficoltosa dopo il 2001, è l’area dei contenuti editoriali, che presentano il loro miglior trend degli ultimi 20 anni.
Il rapporto è stato curato da Flavia Barca, docente di economia e gestione delle imprese di comunicazione presso l’Università di Teramo. Nella prima parte si analizzano i diversi mercati della comunicazione (televisione, radio, cinema, home-video, libri, quotidiani e periodici, directory, musica registrata, pubblicità, editoria elettronica, telecomunicazioni fisse e mobili, Internet). Si evidenziano qui i diversi andamenti dei vari media: dalla crisi del mercato musicale (quinto anno consecutivo di recessione) e la cattiva annata del cinema (meno 8,5 per cento), alle performance positive della stampa periodica (più 4 per cento), della televisione (più 7,3 per cento ), videogiochi (più 16 per cento). Sia nella tv che nella stampa è il modello a pagamento a incidere maggiormente sulle risorse del mercato, mentre decresce la quota della pubblicità. Per quanto riguarda la sola Ict, si registra una crescita di appena il 2,3 per cento, grazie principalmente alle telecomunicazioni mobili (più 3,6 per cento). In lieve ripresa le telecomunicazioni fisse (più 2,3 per cento), mentre l’informatica rimane ormai da diversi anni in difficoltà (più 0,9 per cento).
La seconda parte del rapporto Iem è dedicata agli approfondimenti e affronta un inedito studio sull’industria della produzione televisiva in Italia mettendo in luce numeri importanti: un fatturato totale di 1.065 milioni di euro, 505 società attive, concentrate tra Roma e Milano e rappresentate principalmente da micro-imprese. Le società di fiction ricavano il 33,5 per cento del totale, le società di intrattenimento il 25,7 per cento, mentre è marginale l’apporto di documentari e cartoon al fatturato totale. Rilevante anche un altro dato: i format originali italiani rappresentano appena l’1,5 per cento del mercato, mentre la domanda interna è dominata da Regno Unito, Usa e Olanda. In questa sezione del rapporto si trova inoltre un’analisi delle strategie degli operatori Internet, che si dimostrano capaci di aggregare e fidelizzare vaste fasce di utenti. (a.p.)
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