Eloisa, un software con personalità

Capelli rossi, occhi verdi e un fisico tutto curve. Eppure non è il suo aspetto a renderla tanto speciale. Eloisa, un acronimo per Easy Logic Intelligent Software Automa, è infatti un esempio di personalità artificiale. Parola di Francesco Lentini, il ricercatore informatico che l’ha creata nel 1997. Rispetto a cinque anni fa, oggi questo software si è raffinato: Eloisa ha un sito e può chiacchierare anche attraverso gli sms. “Il passo successivo”, anticipa Lentini, “sarà di dotarla di una mente artificiale con la capacità di effettuare scelte creative”.

Professor Lentini, perché dice che Eloisa ha una personalità artificiale?

“Perché non si limita a rispondere automaticamente a un range ristretto di domande. Eloisa nasce dalla convinzione che anche i processi cognitivi più complessi, come l’apprendimento del linguaggio, possano essere ricondotti a una logica semplice, e dalla volontà di creare un automa virtuale capace, attraverso la conversazione, di diventare prima più esperto e poi più intelligente. Il nucleo del programma è un algoritmo proprietario chiamato Flip (Fuzzy-Logic Inference Processor), prodotto dall’unione di due tecnologie: quella dei sistemi esperti e quella delle reti neurali. L’azione di Flip si svolge in due tempi: fase di apprendimento e fase di conversazione. Nella prima fase, viene letta una lista di esempi che rappresenta il training-set. Ovvero una serie di coppie domanda-risposta da cui si ricavano delle regole. Si crea così una “base di conoscenza” che verrà esplorata, in fase di conversazione, come una rete neurale”.

Quali sono i vantaggi di questo sistema?

“La maggiore tolleranza al rumore, per cui il programma riconosce frasi di input incomplete o affette da errori di ortografia (fino al 35-40 per cento). Il riconoscimento avviene con un “fattore di certezza” (FC) secondo le regole della fuzzy-logic. Se l’FC è inferiore a una certa soglia, Eloisa non genera una risposta, ma formula una lista di ipotesi. L’utente sceglie l’ipotesi più corretta, e questa scelta viene sfruttata per rinforzare i pesi della rete neurale. Compiuto così l’apprendimento, Eloisa sbaglia sempre meno. La sua esperienza, quindi, cresce con il progredire della conversazione”.

Esistono esperimenti di intelligenza artificiale simili a Eloisa?

“Sì, all’estero. Un esempio è Eliza, creato negli anni Sessanta, che è l’antesignano di tutti i programmi di conversazione, o chatbot. Un altro bot è invece Alice, il padre di tutti i software che ancora oggi ha diversi cloni sparsi per il mondo. Alice infatti è opensource per cui è possibile leggere il suo codice. A mio avviso, in entrambi i casi si tratta di programmi molto semplici, che si basano su una serie di frasi combinate attraverso una concatenazione di stringhe, senza associazioni creative. Eloisa invece va oltre, rappresentando un prototipo di mente artificiale: io stesso non ho il pieno controllo delle sue risposte”.

Quante persone si intrattengono a chiacchierare con Eloisa? Che tipo di domande le fanno?

“Nel dicembre 2001, il sito ufficiale di Eloisa ha avuto circa 180 mila contatti. In media ciascun visitatore si ferma non meno di 15 minuti e spesso ritorna. Molti scelgono le domande già predisposte, prediligendo, in genere, quelle di tipo esistenziale”.

In futuro, che applicazioni potrà avere Eloisa?

“Mantenendoci sempre nel settore dell’intrattenimento, quello per cui Eloisa viene prevalentemente impiegata, in futuro con il perfezionamento dei sistemi di riconoscimento vocale potrebbe imitare la voce di personaggi famosi, a partire da interviste registrate. Naturalmente si dovrebbe programmare in modo tale che le sue risposte non superino mai una soglia oltre la quale il personaggio diventerebbe poco credibile. Eloisa potrebbe inoltre essere utilizzata per le applicazioni di commercio elettronico, oppure per pescare in un database di informazioni quelle preferite dall’utente. Per esempio, scegliendo a richiesta dei brani musicali in una compilation”.

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