Categorie: Salute

Endoglina, la proteina che blocca il grasso

I ricercatori dell’Università del Delaware, negli Stati Uniti, hanno preso due piccioni con una fava. Cercando un nuovo trattamento per l’osteoporosi, hanno scoperto che dalla concentrazione dell’endoglina, una proteina localizzata sulla superficie delle cellule staminali, dipende il destino della cellula stessa: se ce n’è poca, la cellula si differenzierà in tessuto osseo, se ce n’è molta, in grasso. E controllando la sintesi dell’endoglina, in teoria, i ricercatori potrebbero combattere sia l’osteoporosi sia l’obesità. Adam Reese, uno dei ricercatori coinvolti dello studio, parlerà delle implicazioni di questa scoperta il prossimo 30 aprile, durante il meeting annuale dell’American Society for Biochemistry and Molecular Biology, a San Diego.

L’osso è un tessuto dinamico. Processi di riassorbimento e deposizione (il cosiddetto rimaneggiamento osseo) lo rinnovano in continuazione per permettergli di resistere meglio alle sollecitazioni meccaniche cui è sottoposto. Man mano che si invecchia, però, la perdita di massa ossea non è adeguatamente controbilanciata dalla formazione di nuovo tessuto, da cui l’osteoporosi. A causa dei pericolosi effetti collaterali e dell’elevato costo delle attuali terapie, i ricercatori sono sempre alla ricerca di nuove soluzioni per il trattamento di questa condizione, e l’équipe dell’Università del Delaware potrebbe averla trovata grazie all’endoglina.

Lavorando con le staminali, i ricercatori hanno visto che questa molecola – che fa parte di un complesso proteico coinvolto nella proliferazione e differenziazione cellulare – controlla direttamente la trasformazione delle cellule indifferenziate in cellule ossee o adipose: come detto, tutto dipende dalla sua concentrazione sulla superficie cellulare. Partendo da questa scoperta, i ricercatori sperano di poter guidare la differenziazione cellulare verso la produzione di tessuto osseo per compensarne la perdita dovuta al suo rimaneggiamento, a scapito del tessuto adiposo.

Aspettando di conoscere l’esatto meccanismo con cui l’endoglina promuove la differenziazione cellulare, Reese spera che l’informazione possa servire anche per combattere l’obesità. Dal momento che la proteina si trova anche sulla superficie delle cellule staminali adipose, infatti, il ricercatore si chiede se riducendone la concentrazione sia possibile trasformare il grasso in un altro tipo di tessuto.

Credit per l’immagine: Università del Delaware

Martina Saporiti

Laureata in biologia con una tesi sui primati, oggi scrive di scienza e cura uffici stampa. Ha lavorato come free lance per diverse testate - tra cui Le scienze, Il Messaggero, La Stampa - e si occupa di comunicazione collaborando con società ed enti pubblici come l’Accademia dei Lincei.

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