A occhio nudo sembrano delle normali superfici, lisce e trasparenti come una lastra di vetro. In realtà sono materiali costituiti da sottilissimi fibre polimeriche che, a seconda del diametro e delle sostanze chimiche cui vengono esposte, assumono proprietà particolari. Per esempio, come scrivono nel numero di giugno di Nature Nanotechnology i ricercatori della Ohio State University, si possono progettare materiali idrorepellenti o idrofili, cioè che allontanano l’acqua o che, al contrario, la attirano. In quest’ultimo caso, il materiale avrebbe delle proprietà antinebbia e potrebbe essere utilizzato per alcuni componenti delle autovetture.
“Abbiamo messo a punto anche dei tessuti in grado di condurre l’elettricità, che cambiano colore, che si illuminano, altri che repellono l’olio e i grassi – spiega Arthur J. Epstein, professore di chimica e fisica e direttore dell’Istituto per i polimeri elettronici e magnetici dell’ateneo americano – che possono essere utilizzati per ricoprire ogni tipo di superficie, rendendola così autopulente. Un’applicazione interessante potrebbe riguardare finestre che non devono essere lavate in continuazione”.
La tecnologia alla base del procedimento è in attesa di brevetto. Ma a destare il maggiore interesse è un’altra proprietà dei tessuti polimerici. Mettendo a contatto delle goccioline d’acqua contenenti filamenti di Dna, i ricercatori hanno notato che questi si “srotolano” e si dispongono ordinatamente lungo le nanofibre. Epstein e i suoi colleghi pensano che il materiale potrebbe ragionevolmente essere utilizzato per studiare l’interazione del Dna con altre molecole. (e.m.)
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