E’ durato meno un paio di mesi il record di FarOut, l’oggetto più lontano del Sistema solare che lo scorso dicembre conquistò i titoli dei giornali. A stracciarlo è arrivato FarFarOut, un pianetino che è molto, molto più lontano: 140 unità astronomiche (Ua), circa tre volte e mezzo la distanza di Plutone. E che, insieme ad altri oggetti scoperti di recente ai confini del Sistema solare, potrebbe aiutare gli astronomi a svelare il mistero del pianeta X, la cui esistenza è ancora tutta da dimostrare.
La scoperta di FarFarOut è frutto di un imprevisto ed è così recente che non c’è ancora un articolo sottoposto alla revisione della comunità scientifica. Il 20 febbraio scorso Scott Sheppard, ricercatore della Carnegie Institution for Science, avrebbe dovuto tenere una conferenza a Washington D.C. ma, a causa di una forte nevicata, l’evento è stato rimandato di due giorni. “Nevicava e non avevo niente da fare, così ho rivisto alcuni vecchi dati ed ho scoperto quest’oggetto, proprio la notte scorsa”, ha raccontato poi nel corso della conferenza (qui il video ).
Per leggere il suo studio dovremo probabilmente pazientare qualche mese. Scoprire qualcosa di oggetti così distanti e poco luminosi è molto complicato, le orbite sono ampissime e ci vogliono uno o due anni per avere qualche informazione in più. Per ora di FarFarOut sappiamo quanto riportato oralmente dal ricercatore: si troverebbe a circa 20 miliardi di chilometri dal Sole.
Scoperte come queste sono importanti anche perché possono aiutare gli astronomi nella ricerca del pianeta X, la cui esistenza ai confini del Sistema solare sembra suggerita dalle orbite anomale di alcuni oggetti transnettuniani, come quelli che sempre più si vanno scoprendo: lo scorso anno è stato individuato Il Goblin, distante 65 Ua dal Sole, poi FarOut e ora FarFarOut.
Si stima che il misterioso gigante, che potrebbe essere il nuovo nono pianeta (visto che Plutone è stato declassato), orbiti a oltre 200 Ua dal Sole e che la sua presenza possa influenzare le orbite di questi lontanissimi pianetini. Per converso, studiando le orbite dei pianetini si potrebbe riuscire a capire dove cercare il pianeta “fantasma”. “Sono come le briciole di pane di Pollicino, ci condurranno al pianeta X”, diceva Sheppard un anno fa, che è anche coordinatore di un gruppo di ricerca sul pianeta X. Una ricerca che ogni giorno ha qualcosa di nuovo e sorprendente da raccontarci.
Riferimenti: Carnegie Institution for Science
Credits immagine: Caltech/R. Hurt (IPAC)
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