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Fecondazione: la fuga all’estero è giustificata?

Cosa spinge circa 4000 coppie infertili italiane a scegliere un centro estero per cercare di realizzare il desiderio di avere un figlio? In primo luogo la necessità di ricorrere alla fecondazione eterologa, con la donazione cioè di gameti esterni alla coppia, a causa di una sterilità totale o grave di uno dei due partner. Questa pratica, infatti, è espressamente vietata dalla legge 40 che regola la procreazione assistita. I divieti sanciti dalla legge, però, giustificano solo la metà delle coppie che scelgono “la fuga”. L’altra metà va oltre confine per trattamenti che potrebbe avere anche vicino casa, e lo fa perché gli viene suggerito da altre coppie o perché non ha capito bene quali divieti sanciti dalla legge 40 siano caduti in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale di tre anni fa. Questi i dati della quarta indagine dell’Osservatorio sul Turismo Procreativo presentata oggi a Roma.

L’indagine ha preso in considerazione i centri più frequentati dagli italiani in 21 paesi europei ed extraeuropei, chiedendo quanti pazienti italiani si sono rivolti a loro nel 2011 e analizzando la presenza di personale che parla italiano e di pagine Internet nella nostra lingua. Tra le mete più “gettonate” per ottenere una fecondazione eterologa, vietata dalla legislazione italiana, si confermano Spagna, Svizzera e Repubblica Ceca; ma in questi stessi paesi i nostri connazionali vanno anche per trattamenti omologhi, che non necessitano di gameti esterni alla coppia, e quindi legali e disponibili anche in Italia. Per capire questo fenomeno, l’Osservatorio ha analizzato i forum dedicati all’argomento dai principali siti delle associazioni di pazienti.

Guardando alle conversazioni appare chiaro che prime responsabili sono le ripetute e diverse sentenze, ultima quella della Corte Costituzionale del marzo 2009. In seguito a queste non vi è stato un adeguato un flusso di informazioni tale da garantire ai pazienti la possibilità di scegliere in modo informato. Così, anche chi potrebbe scegliere di restare a casa, pensa di essere obbligato ad andare all’estero. Capita, per esempio, a chi ha necessità di eseguire una diagnosi genetica pre-impianto (almeno una decina sono andati in Inghilterra per questo motivo) perché colpito da gravi malattie genetiche, oppure a chi vuole congelare tutti gli embrioni prodotti con un ciclo di stimolazioni.

“Eppure in Italia è possibile eseguire tutti i trattamenti, tranne l’eterologa”, afferma Andrea Borini, presidente dell’Osservatorio. “A seconda del centro a cui si rivolgono, i pazienti possono sottoporsi a tutte le tecniche di fecondazione omologa. E possono farlo con fiducia. Dal 2009, da quando cioè la sentenza della Corte Costituzionale ha eliminato molti dei vincoli sanciti dalla legge 40 del 2004, in media i centri hanno ottenuto risultati migliori: è aumentata la percentuale di successo e sono diminuiti i casi di gravidanze gemellari e trigemine”.

Queste informazioni però i pazienti stentano ad averle e quindi decidono, spesso su consiglio di altre coppie, di andare all’estero, dove già a partire dal 2004 molte coppie italiane hanno potuto realizzare il loro desiderio di genitorialità. E il passaparola fra pazienti sembra giocare un ruolo importante anche quando si tratta di decidere a quale centro rivolgersi. “E’ sicuramente vero che oltrefrontiera esistono alcuni centri di eccellenza, ma molte coppie ritengono di poter scegliere quello più adeguato alle loro esigenze basandosi semplicemente sulle informazioni riportate da altri”, aggiunge Borini. “Il passaparola è un fattore molto importante in medicina, in particolare nel campo della procreazione assistita. Ma in questo caso è fondamentale che i pazienti sappiano orientarsi fra tutte le informazioni che possono ricevere: a volte a ingrossare le fila di recensioni positive c’è anche della pubblicità”.

L’Osservatorio ha poi indagato per la prima volta un altro fenomeno associato alla migrazione sanitaria per la procreazione assistita: la maternità surrogata, vietata dalla legge 40. Il flusso di italiani che cercano un utero in affitto all’estero è stato spesso stimato in un centinaio; ma oggi possiamo dire che nel 2011 sono state almeno 32 le richieste di italiani a centri esteri. E in qualche caso i centri hanno riferito di un aumento del 100% di richieste da parte di nostri connazionali.

 Credit immagine a  pureandapplied / Flickr

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