Files a tempo, per non lasciare tracce sul web

Se l’eredità digitale avesse qualche valore, i nostri figli, nipoti e pronipoti diventerebbero ricchi. Ognuno di noi si lascia alle spalle migliaia e migliaia di dati, sparsi nella Rete, a testimoniare il nostro andirivieni sul Web. Alcuni ricercatori stanno ora studiando il modo di cancellare le tracce digitali delle persone, ad esempio creando file “a tempo” che si autodistruggono dopo un certo periodo. Proprio recentemente qualcuno ha fatto dei notevoli passi in avanti in questa direzione. Michael Backes, programmatore e a capo della Information Security and Cryptography alla Universität des Saarlandes, in Germania, ha creato un software di auto-cancellazione delle immagini e delle fotografie pubblicate on line. Per ora il programma (che costa 10 dollari) funziona solo con i formati Jpeg e soltanto se si usa il browser Firefox (altrimenti non è visibile), ma Backes, che ha messo in piedi il progetto X-pire!, assicura che presto sarà disponibile per altre estensioni e altri browser. 

La data di scadenza è incorporata nel codice della foto; una volta superata, il file sarà ancora sul Web, ma non sarà accessibile. Ma c’è un problema: la foto può essere copiata a piacimento da altri utenti direttamente dallo schermo. Per evitare questo, occorrono altri accorgimenti. Tra i grandi esperti di queste tecnologie vi è Viktor Mayer-Schönberger, docente di Internet Governance and Regulation a Oxford, e autore del libro “Delete: The Virtue of Forgetting in the Digital Age“. In attesa che Mayer-Schönberger e colleghi realizzino i software che ci permettano finalmente di decidere il destino, se non delle informazioni che ci riguardano, almeno dei nostri files, esistono modi più semplici per non far apparire on line il proprio passato digitale, come ricorda un articolo pubblicato su New Scientist.

Eccone uno. Nel 1980 nasceva Usenet, una rete mondiale di server interconnessi dove archiviare i dati (articoli, messaggi, post) generati e scambiati dagli utenti nei forum. Una sorta di archivio pubblico consultabile da tutti gli abbonati. Uno dei più grandi di questi forum era gestito da una società chiamata Deja News, che consentiva ai suoi utenti di applicare uno speciale tag – “X-No-Archive” – ai files che non dovevano essere archiviati. In questo modo, chi voleva poteva cancellare il proprio passaggio sul Web. Quando Deja News fallì e il suo database passò a Google, gli utenti chiesero al nuovo proprietario di rispettare le vecchie regole. Cosa che continua a fare tutt’oggi.

Ovviamente ci sono anche rimedi più “casalinghi” e di buon senso: per esempio, cancellare tutto ciò che si pubblica sul Web, il cosiddetto “nuking”. Secondo uno studio condotto da Danah Boyd, sociologa del Microsoft Research di Cambridge, Massachusetts, si tratta di una buona abitudine già adottata da molti teenagers statunitensi, che hanno imparato a cancellare velocemente i post lasciati su Facebook

Martina Saporiti

Laureata in biologia con una tesi sui primati, oggi scrive di scienza e cura uffici stampa. Ha lavorato come free lance per diverse testate - tra cui Le scienze, Il Messaggero, La Stampa - e si occupa di comunicazione collaborando con società ed enti pubblici come l’Accademia dei Lincei.

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