Come Finmeccanica è diventata una multinazionale delle armi

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Che impatto hanno le spese militari sulla nostra vita? Questa è una domanda che tendo a pormi molto spesso perché, contrariamente a quanto si possa credere, il settore della difesa è molto vicino al nostro vivere quotidiano. Basti pensare che le spese militari (1) sono finanziate tramite il gettito fiscale o tramite la creazione di debito; il risultato che ne consegue è un aggravio della pressione fiscale (per i contemporanei) o un peggioramento per le generazioni future (che con il debito estero italiano prima o poi dovranno fare i conti).

L’acronimo Finmeccanica sta per Finanziaria Meccanica, società costituita nel 1948 con il compito principale  di assumere partecipazioni in industrie meccaniche, curarne il riassetto e fornire opportuna assistenza finanziaria. È una delle tre principali finanziarie create dall’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) (2), ed è quella che più si farà apprezzare in campo internazionale soprattutto con l’Ansaldo negli anni Settanta. La sua storia è caratterizzata fino alla seconda metà degli anni Novanta da una lunga serie di acquisizioni e cessioni che più di una volta le fanno cambiare mercato di riferimento e strategia industriale. Con la fine della guerra fredda, infatti, anche il mercato della difesa, se pure in modo parziale e con molti distinguo, è interessato da un processo di internazionalizzazione e globalizzazione.

Armamenti, il nuovo core business di Finmeccanica

In questo contesto Finmeccanica diviene quel gigante della difesa che noi tutti conosciamo e che oggi aspira a essere un Global Service Group (3), cioè un gruppo che affianca alla produzione anche una serie di attività post vendita. Tutto ciò per aumentare i propri profitti e cercare di espandere le proprie attività in mercati ritenuti ad alto potenziale, come per esempio quello degli Emirati Arabi Uniti. Si potrebbe obiettare che in molti di questi mercati potenziali circoli molto denaro e poco rispetto dei diritti umani, ma per una società che produce armi e che cerca di lavarsi la coscienza parlando (nel rapporto di sostenibilità 2008) di etica della produzione e di rispetto della legge 185/90, questi sono aspetti di poco conto. La società basa, a oggi, le sue attività su tre pilastri strategici: l’elettronica per la difesa e la sicurezza, l’elicotteristica e l’aeronautica. Da soli producono il 66% dei ricavi (4) del gruppo. Se a essi aggiungiamo altri due settori che investono prevalentemente nel militare, spazio e sistemi di difesa, la percentuale dei ricavi sale al 79%.

Che Finmeccanica stia costantemente diminuendo il suo interesse per le attività civili è un dato che viene confermato anche dall’acquisizione ordini nel 2008, che per l’80% ha riguardato l’aerospazio, difesa e sicurezza e, solo, per il 20% l’energia e i trasporti (5).

Quello che molto spesso sfugge è il delicato rapporto che Finmeccanica intreccia con i poteri statali, infatti essa è una società controllata dallo stato italiano, che a oggi tramite il MEF possiede il 30,2% delle azioni, e dovrebbe rispondere di ogni sua mossa al governo italiano, ma così non avviene. Soprattutto negli ultimi anni i governi, sia di centrodestra che di centrosinistra, sono stati d’accordo a un ingresso del gruppo in EADS (impresa pan europea leader nel settore aeronautico), ma la società sfrutta le sue risorse per acquisire una agonizzante DRS Technologies, impresa statunitense. Di tutto questo ovviamente ne risentono anche le casse statali.

La metamorfosi dopo la caduta del muro


All’inizio degli anni Novanta Finmeccanica è molto distante dall’essere quel colosso della difesa che oggi è. E a dire il vero, il settore militare non è mai stato, fino ad allora, la principale fonte di ricavi della finanziaria.

Nel 1986, con la vendita dall’Alfa Romeo alla Fiat, Finmeccanica inizia la sua ricollocazione nel settore aerospaziale (da sempre dominato dalle commesse militari). Nel 1990, Aeritalia e Selenia vengono fuse creando Alenia.
Proprio nel momento in cui Finmeccanica inizia a rifocalizzare le sue attività, la guerra fredda, durata per più di quarant’anni, finisce con la dissoluzione del blocco sovietico. Nel mondo occidentale, soprattutto nel settore della difesa, le strategie devono essere ripensate per adattarsi al nuovo scenario internazionale. In Italia la situazione è molto complicata dato che non esiste una impresa leader nel settore della difesa. Le numerose imprese che si occupano di forniture militari sono troppo piccole e producendo un po’ di tutto non riuscirebbero mai e poi mai ad affermarsi in ambito internazionale. Le scelte sono due: o creare il “campione nazionale” o vendere ai migliori offerenti le imprese che si occupano del settore della difesa.

La linea di condotta prevalente, all’interno dell’IRI, spinge per la creazione di un polo italiano della difesa. Per la realizzazione del progetto viene scelta Finmeccanica. Essa è la finanziaria statale che meglio si è affermata in campo internazionale.

Le fusioni e i conti in rosso

Nel 1992, con la messa in liquidazione dell’EFIM (6) si presenta la prima occasione. All’interno di quest’ente sono confluiti alcuni tra i nomi storici dell’industria italiana della difesa (Agusta, SMA, Galileo Avionica, OTO Melara). La finanziaria viene quotata, lo stesso, in borsa tramite la fusione con SIFA (7).

Adesso Finmeccanica deve risolvere il problema delle imprese controllate ma quotate separatamente in borsa, si tratta per l’esattezza dell’Elsag Bailey, dell’Alenia e dell’Ansaldo. Si opta per la fusione e acquisizione di queste imprese perché gli operatori di mercato, sia nazionali che stranieri, non vedono di buon occhio il sistema delle scatole cinesi cioè quotazioni sia della holding che delle controllate. Dopo questa operazione i nomi dell’Elsag Bailey, dell’Alenia e dell’Ansaldo vengono depennati dal listino di piazza affari; rimangono sul mercato le controllate di secondo livello come l’Ansaldo Trasporti e la FIAR (società controllata da Alenia e Finmeccanica).

Nel 1993, con un significativo esborso da parte dello Stato si conclude l’acquisto a titolo definitivo delle aziende ex EFIM. L’operazione ha un valore complessivo di 18 mila miliardi di lire, di cui 9 mila vengono impegnati per il ripiano dei debiti delle società acquisite. Lo Stato partecipa stanziando 4.068 miliardi di lire per ridurre l’indebitamento delle imprese, più 145 miliardi destinati a interventi agevolativi per i dipendenti. Altri 1.000 miliardi vengono accollati alle banche creditrici come partecipazione al capitale di Finmeccanica, ultimo passo per concludere con successo l’operazione è l’aumento di capitale a 183 miliardi. A questo si aggiunge l’impegno da parte dello Stato a garantire commesse militari per diecimila miliardi in dieci anni.

Nonostante tutte queste operazioni, la situazione economico-finanziaria del gruppo versa in condizioni pessime: ha contratto debiti a breve termine per un valore complessivo di 6.001 miliardi a cui bisogna aggiungere altri 3.036 miliardi di debiti a medio lungo termine. Come si nota, il debito a breve termine, che tanti problemi ha già dato a Finmeccanica nel recente passato (8), continua a restare predominante.

A fine ’93, Finmeccanica è costata allo Stato 14.213,5 miliardi tra spese già effettuate e da sostenere. Una bella cifra per quei tempi, somma che poteva essere spesa diversamente vista la situazione economica del paese. A questi primi anni tumultuosi seguiranno cinque anni di, quasi, totale immobilità. L’unico evento degno di nota è la vittoria del contenzioso con EFIM e il passaggio, nel 1996, della Breda Costruzioni ferroviarie a Finmeccanica. Il fatturato, calcolato in euro a prezzi costanti dal 2007, passa dagli 8.176 milioni del ’93 ai 6.999,4 milioni del ’98, diminuendo del 11,31%.

Addio al civile, si punta sul militare

In questa situazione di stagnazione, una grossa mano giunge dal rapporto McKinse, dal titolo «Impostare il riassetto di Finmeccanica» (9). Il rapporto, che si articola in sette punti fondamentali, imprime la svolta definitiva per il futuro di Finmeccanica. Due hanno carattere esclusivamente finanziario: vendita di Elsag Bailey; aumento di capitale per 2.000 miliardi di lire. Se Finmeccanica vuole diventare un colosso della difesa deve dismettere tutte le attività nel settore civile; nonostante Elsag Bailey sia il fiore all’occhiello del gruppo viene messa in vendita. Dalla sua cessione Finmeccanica guadagna 1.300 miliardi di lire.

L’aumento di capitale è uno dei nodi più controversi. Le banche, già fortemente impegnate nel sostenere la società si rifiutano di esporsi ulteriormente. Troppo deboli sono i conti della società. Un aiuto inaspettato arriva dall’investment group Schroders il quale pubblica due ricerche su Finmeccanica, la prima in aprile e la seconda nell’agosto del 1998. Queste ricerche hanno lo scopo di invogliare i risparmiatori a investire sul titolo e a esse si affiancano, anche, i prospetti informativi.

Il secondo rapporto pubblicato nel 1998 relativo al risultato di questa operazione mostra che a gennaio del ’98 la capitalizzazione di Finmeccanica in borsa è di 1.080 miliardi e il mercato ne detiene il 20%, mentre il 17,5 % è posseduto dalle banche. A fine ’98 la capitalizzazione è salita a 5.263 miliardi di lire e il mercato detiene il 38% del totale, avendo assorbito precedentemente la quota detenuta dalle banche. Il numero degli azionisti è di 23.500. La “protezione” dello Stato permette anche queste situazioni: un soggetto è sempre più disponibile a investire in una operazione o in una impresa se sa che alle spalle vi è un ente che non permetterà mai e poi mai che questa fallisca; se poi l’ente è lo Stato italiano è ancora meglio.

Gli altri cinque punti riguardano le attività industriali:

  • societarizzazione delle attività principali
  • joint venture con la GEC Marconi per il settore della difesa
  • joint venture con altri partner per il settore spazio ed elicotteri
  • per l’aeronautica inserimento ad ampio raggio in partnership europee
  • joint venture per Ansaldo con possibilità di vendita.

Per quanto riguarda la societarizzazione delle attività principali, si tratta di ricreare le società sciolte dopo la fusione del 1992 e di crearne di nuove. Operazione tutt’altro che facile e che per essere portata a termine richiede alcuni anni. Tutte le società sono controllate da Finmeccanica, ma dotate al tempo stesso di un proprio consiglio di amministrazione e di un presidente.

Per quanto riguarda la joint venture con la GEC Marconi per il settore della difesa, nel 1997 viene sottoscritto un memorandum of understanding con GEC Marconi per la creazione di una joint venture paritetica, in cui Finmeccanica fa convergere la produzione di missili, radar e sistemi navali. Questa prende il nome di Alenia Marconi System e inizia ad operare dal dicembre del 1998.

Nel 1999 la BAE (British Aerospace) acquisisce il settore militare della GEC Marconi and electronic System, un’operazione dal valore complessivo di 12,7 miliardi di dollari. Nasce così la moderna BAE System. Dopo questa operazione, Finmeccanica ha la possibilità di acquisire il 50% della joint venture, ma sin da subito la BAE afferma di voler continuare l’alleanza tra le due società e di volerla consolidare.

L’impresa inglese ha posto in essere con la MATRA, una società francese confluita in EADS, una joint venture in cui sono confluite le attività missilistiche delle due società. Il nome di questa joint venture è MBD. Viene chiesto a Finmeccanica di unirsi e portare le sue competenze all’interno di questa società, l’accordo preliminare viene sottoscritto il 6 agosto 1999. Il 18 dicembre 2001 nasce la moderna MBDA (la A sta per Alenia), attualmente la società è leader mondiale nella produzione di sistemi missilistici.

Importante è l’accordo raggiunto con la GKN, nel settore elicotteristico. Nel 1999, viene firmato un memorandum of understanding tra Finmeccanica, che possiede l’Agusta, e la GKN, che nel 1994 ha acquistato la Westland. La joint venture paritetica, dal nome AgustaWestland, inizia ad operare dal 1° gennaio 2001. Sempre in questo settore si rafforzano le collaborazioni con l’americana Bell per agevolare l’acquisizione di tecnologie avanzate in aree innovative.

L’Alenia raggiunge un accordo con EADS per la partecipazione all’assemblaggio finale dell’A380, uno dei rari casi in cui il gruppo guarda all’integrazione europea in campo industriale. Alenia ha una lunga tradizione di accordi con imprese USA, tra cui spicca fra tutte la Boeing, con la quale infittisce i contatti e le collaborazioni.

Ed infine l’Ansaldo. Nel 1998 c’è un forte interessamento della Daewoo, ma l’operazione non va in porto. L’ostacolo insormontabile è rappresentato dagli obiettivi della società sudcoreana, che vuole un impegno finanziario da parte di Finmeccanica nelle sue operazioni, al contrario l’impresa italiana è interessata ad un piano industriale in grado di rilanciare l’Ansaldo, in vista di una sua futura vendita.

Il nuovo millennio

Il Duemila si apre con Finmeccanica fortemente impegnata nella sua attività di riorganizzazione industriale e riassetto interno.

Nel 2000, dalla divisione Spazio, viene creata Alenia Spazio e la divisione Elicotteri riacquista lo storico nome di Agusta.

Nel 2001 la Galileo Avionica, nata dalla divisione sistemi avionici, acquisisce la Meteor (10), società in possesso dell’Aeritalia dal 1981. Sempre nel 2001 nasce l’OTO Melara dalla divisione OTO Breda; l’Ansaldo Breda viene creata dalla fusione tra l’Ansaldo trasporti e Breda costruzioni ferroviarie. Nello stesso anno, l’Alenia entra a far parte del consorzio ATR con la EADS mettendo in comune le attività riguardanti la costruzione degli aerei a turbo propulsione.

Nel 2002, dalla divisione aeronautica sorge Alenia Aeronautica, che prende il controllo delle officine aeronavali di Venezia, operanti nel settore della manutenzione, dal 1981. Nello stesso anno si conclude la prima fase di espansione e si avvia la seconda fase, in cui il gruppo consolida le sue posizioni. Guarguaglini, nuovo AD e presidente, guarda con sospetto alle joint venture paritetiche, in queste società Finmeccanica opera sempre come partner secondario. L’Italia, infatti, ha un mercato troppo piccolo per permettere una reale affermazione del gruppo, a livello internazionale.
Dal 2002 al 2004 si apre una fase di consolidamento del gruppo che vede Finmeccanica molto aggressiva sul mercato. Tra le operazioni degne di nota risultano quelle riguardanti: Marconi Mobile ed OTE, aziende leader nel settore delle comunicazioni della difesa e dei sistemi radio, che vengono integrate per dar vita a Selenia Communication; Telespazio società acquisita per le sue capacità nel settore dei sistemi e servizi satellitari; Fiat Avio, di cui Finmeccanica acquista il 30%, nel 2003. Nello stesso anno la Selenia Communication acquisisce la Marconi Mobile Access, centro di eccellenza per gli sviluppi delle tecnologie per applicazioni radiomobili facente capo alla britannica Marconi Corporation Plc. AgustaWestaland nel maggio del 2004 con l’acquisto del 50% del pacchetto azionario detenuto da GKN diviene interamente di Finmeccanica. Il costo dell’operazione è di 1.589 milioni di euro.

Nel 2005 AgustaWestland, con lo US 101, si aggiudica la commessa per la fornitura, alla Casa Bianca, dell’elicottero destinato al trasporto del presidente degli USA. La commessa è sospesa dall’amministrazione Obama pochi giorni dopo il suo insediamento; nel maggio del 2009 essa è definitivamente cancellata (11).

L’accordo EuroSystem firmato con BAE System permette a Finmeccanica di acquisire importanti asset britannici nel settore dell’avionica, delle comunicazioni militari e protette, del controllo del traffico aereo e riconfigura l’intero settore europeo dell’Elettronica della difesa. Tutti settori in cui il gruppo inglese non intende più investire, dunque questa sembra più una concessione onerosa che un grande risultato.

A seguito di queste trasformazioni nasce la famiglia Selex:

  • Selex Sistemi Integrati, posseduta al 100% da Finmeccanica, riporta sotto controllo italiano le attività della ex joint venture AMS (Alenia Marconi System) nei sistemi di comando e controllo e di gestione del traffico aereo;
  • Selex Sensor and Airborne System, posseduta al 75 % da Finmeccanica ed al 25 % da BAE System, unisce le attività di Galileo Avionica e di BAE System Avionics Ltd dando vita ad un gruppo integrato leader nel campo dell’avionica, dell’elettroottica, dei radar aeroportati e della electronic warfare;
  • Selex Communication, controllata da Finmeccanica al 100%, integra le attività di Selenia Communication con il segmento comunicazioni militari e protette acquisito dalla BAE System;
  • Selex Service Management, sotto controllo Finmeccanica al 100%, attiva nella gestione di reti, fornitura di servizi e soluzioni applicative per la security.

Alla famiglia Selex si aggiunge la Seicos. Ultimo avvenimento, nel 2005, è la nascita della Space Alliance, grazie alla quale Finmeccanica acquisisce il primato europeo nel settore spaziale. Con Alcatel si costituiscono due joint venture: Alcatel Alenia Space, controllata per il 67% da Alcatel e per il 33% da Finmeccanica, per le attività manifatturiere e Telespazio, con partecipazioni azionarie inverse rispetto alla prima, per i servizi satellitari.

Nel marzo del 2007, Finmeccanica perfeziona l’acquisto, da BAE System del 25%, non ancora in suo possesso, di Selex Sensor and Airborne System. Nel 2007 la Thales subentra ad Alcatel nel controllo delle due joint venture create nel 2005: la prima prende il nome di Thales Alenia Space mentre il nome delle seconda resta invariato, come invariate restano le partecipazioni azionarie delle due società.

Alla fine dell’anno, si concretizza il progetto per la creazione di un grande player europeo nei sistemi di difesa subacquei. Finmeccanica, Thales e DCNS si accordano per la creazione di tre joint ventures attive nella progettazione, sviluppo, marketing e vendita di siluri e sonar.

Dal 2000 al 2007, con un atteggiamento aggressivo, Finmeccanica aumenta il livello di produzione passando da 5,9 miliardi di euro a 13,4 miliardi di euro. Dal 2000 al 2005 la società spende 3,2 miliardi euro in operazioni di consolidamento. Tra le più importanti: l’acquisizione, per un valore di 1,6 miliardi di euro, di Westland da GKN; l’acquisizione di Aermacchi per 168 milioni di euro; l’acquisizione da BAE System delle sue attività nell’avionica per 516 milioni di euro; l’acquisizione del gruppo informatico Datamat per 240 milioni di euro; l’acquisizione di Telespazio per 127 milioni di euro più 113 di debiti; l’acquisizione per 571 milioni di euro, più 43 di debiti, del segmento della difesa della Marconi Italia.

I fondi per queste operazioni sono ottenuti vendendo al Tesoro le azioni STMicroelectronics per un valore di 2,44 miliardi di euro e quotando in borsa il 52% di Ansaldo STS con un ricavo di 400 milioni di euro. Per quanto riguarda l’assetto del gruppo, nel 1998, dal settore dei sistemi di difesa erano formati due nuovi comparti operativi. Nei sistemi di difesa confluiscono OTO Melara, WASS ed MBDA; nell’elettronica della difesa confluiscono le Selex, la Galileo Avionica, la Seicos e l’Elsag Datamat.

2007-2008, il biennio d’oro

Il 2008 si apre con una Finmeccanica totalmente rinnovata che spiazza tutti con l’annuncio di aver avviato le trattative per l’acquisizione a titolo definitivo del 100% della DRS Technologies, leader statunitense nella elettronica della difesa. Se l’operazione andrà in porto Finmeccanica diverrà l’unica impresa europea, ad eccezione delle inglesi, a controllare una industria bellica statunitense. Come viene sin da subito chiarito, l’acquisto di una azienda di produzioni militari con tecnologie avanzate, quale DRS, prevede una serie di limitazioni. Una di queste è impedire l’accesso ad alcune informazioni, tecnologicamente rilevanti, a cittadini non americani (12).

Il 12 maggio del 2008 Finmeccanica sottoscrive l’accordo per l’acquisto della DRS Technologies. L’operazione, prima della firma dell’accordo, è sottoposta all’approvazione da parte della commissione degli investimenti stranieri negli USA. Questo perché si tratta di vendere un’industria militare di elevata importanza. L’acquisizione di DRS mira ad inserire più organicamente Finmeccanica nel meccanismo delle commesse militari americane, risultato che sembra pienamente raggiunto già nei primi mesi successivi all’acquisizione, che avviene il 28 ottobre 2008.


Per poter finanziare l’acquisizione (13) nell’agosto 2008 Fineccanica delibera un aumento di capitale offerto agli azionisti in ragione di 9 azioni ordinarie (14) ogni 25 possedute, per un valore nominale di 4,40 euro l’una e un prezzo di emissione di 8 euro.

Il Tesoro ha versato 250 milioni di euro, attraverso l’esercizio di una quota dei diritti di opzione ad esso spettante. Ciò comporta la diminuzione del peso dello Stato in Finmeccanica dal 33,7% al 30,2%, visto che lo stesso ha sottoscritto solo il 20,4% del totale offerto. Continua così la privatizzazione della società, anche se lo Stato non scende al di sotto della quota minima del 30%.

Va ricordato che lo Stato italiano, attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha diversi privilegi sanciti dallo statuto societario che sono riportati nell’articolo 5 ter (15). Di seguito i poteri di cui lo Stato è dotato esso, esso può:

  • impedire l’assunzione di partecipazioni rilevanti, cioè quelle superiori al 3% del capitale sociale; l’opposizione può essere espressa qualora il ministro ritenga che l’operazione rechi pregiudizi agli interessi vitali dello Stato;
  • opporsi a patti o accordi in cui vi sia rappresentato almeno il 3 % del capitale sociale costituito da azioni con diritto di voto nell’assemblea ordinaria;
  • porre il veto all’adozione delle delibere di scioglimento della Società, di trasferimento dell’azienda, di fusione, di scissione, di trasferimento della sede sociale all’estero, di cambiamento dell’oggetto sociale, di modifica dello statuto volto a sopprimere o modificare i poteri dello Stato;
  • nominare un amministratore senza diritto di voto.

Sulla ricapitalizzazione che si è fermata a 1,3 miliardi di euro hanno pesato tutte queste necessità. Nel contesto della crisi internazionale l’operazione condotta da Finmeccanica è una delle poche operazioni di ricapitalizzazione attuate in borsa, in condizioni generalmente sfavorevoli. La stessa offerta di DRS sul mercato è da ricondursi alla crisi economica, l’impresa statunitense ha effettuato degli acquisti che difficilmente poteva sostenere da sola, nonostante la rapida crescita tra i fornitori del Pentagono.

Il 2009, si apre con una crisi economico-finanziaria che abbatte le borse mondiali e fa diminuire drasticamente gli ordinativi industriali. Eppure Finmeccanica, come tutte le altre industrie belliche, sembra non risentirne. Questo perché le industrie a produzione militare sono coinvolte in programmi dalla durata pluriennale che le mettono al riparo da fluttuazioni momentanee del mercato. Stessa cosa non può dirsi per i loro fornitori. Nel SIPRI 2009 si legge a tal proposito che alcuni fornitori di EADS e Thales sarebbero in forti difficoltà e potrebbero non rispettare le consegne. Se questo avvenisse EADS e Thales correrebbero dei seri rischi. Per quanto riguarda Finmeccanica essa chiude il 2009 con i conti relativamente in ordine, in quanto il gruppo è impegnato a ridurre il forte debito che sopporta per l’acquisizione di DRS. Oltre a essersi rafforzata in modo notevole Finmeccanica ha stabilito alleanze importanti con molti partner europei e non solo.

Ultima nota su Finmeccanica, nel 2010, ha ripresentato domanda per partecipare alla gara d’appalto per la fornitura dell’elicottero presidenziale al presidente degli USA; l’accordo è sottoscritto il 7 giugno 2010. L’alleato scelto è, però, la Boeing, visto il trattamento ostile ricevuto dalla Lockheed Martin dopo la cancellazione del primo ordine. Finmeccanica così resta fedele alla sua storia, non credendo pienamente nello sviluppo del mercato della difesa europeo e continua ad espandersi sul mercato americano. Sempre nel 2010, AgustaWestland perfeziona l’acquisto dell’industria polacca PZL¬Swidnik attiva nella costruzione di elicotteri e aerostrutture.

Finmeccanica in cerca di altri mercati

Divenuta una multinazionale delle armi con ben tre mercati domestici (Italia, Gran Bretagna e USA), Finmeccanica pone in essere delle strategie per penetrare in altri mercati. Questi vengono suddivisi in: grandi mercati, come Russia, India e Cina, il gruppo realizza vasti accordi di cooperazione con partner locali; mercati da consolidare, come Turchia, Malesia e Grecia, consegue dei successi e sta gettando le basi per rafforzarsi ulteriormente; altri mercati ad alto potenziale, come Emirati Arabi Uniti, Giappone, Corea del Sud, Arabia Saudita, Singapore, Algeria e Brasile, opera per conseguire un maggior livello di penetrazione.

Come si nota la strategia adottata varia parecchio. Nei grandi mercati si preferiscono alleanze strategiche al posto di acquisire sin da subito importanti industrie belliche di quel paese. Nei mercati da consolidare al fianco delle alleanze si aprono filiali e si acquisiscono imprese. Nei mercati ad alto potenziale in un primo momento la società prova a istituire alleanze strategiche se non vi riesce passa all’acquisizione di industrie locali ed all’apertura di sue filiali sul territorio. Come si nota si tratta di una strategia che diventa via via più aggressiva a seconda del mercato da penetrare.

Continua a leggere la seconda parte dell’articolo

NOTE
(1) Per spese militari s’intendono tutti quei costi che lo Stato sostiene per finanziare il settore bellico, per mantenere esercito, marina ed aviazione sempre in efficienza, pagare gli stipendi e le pensioni ai militari e l’impiego di fondi per la ricerca in ambito bellico. Per saperne di più cfr. BONAIUTIC.eLODOVISIA.(a cura di), Le Spese Militari nel mondo: il costo dell’insicurezza, Jaca Book, Firenze 2006, capitolo 1 (Nota metodologica sulle fonti per lo studio dell’andamento delle spese militari), capitolo 2 (Le spese militari internazionali) entrambi curati da Achille Lodovisi; per i dati più aggiornati cfr. BONAIUTIC.eLODOVISIA.(a cura di), Sicurezza, controllo e finanza: le nuove dimensioni del mercato degli armamenti, Jaca Book, Lucca 2009, capitolo 7 (le spese militari nel mondo) di Achille Lodovisi.
(2) Le altre due sono l’EFIM (Ente partecipazioni e Finanziamenti Industria Manifatturiera) e Fincantieri.
(3) Per saperne di più cfr. Il rapporto di Sostenibilità 2008, scaricabile gratuitamente dal sito www.finmeccanica.it
(4) Cfr. Rapporto di Sostenibilità 2008 pag.14.
(5) Cfr. Rapporto di Sostenibilità 2008 pag. 56.
(6) EFIM (Ente partecipazioni e Finanziamenti Industria Manifatturiera) è una holding delle partecipazioni statali. Nata nel 1962 come ente autonomo di gestione per le partecipazioni del Fondo di finanziamento dell’Industria Meccanica (FIM), cambia nome nel 1967. Per grandezza è la terza holding di proprietà dello Stato. La sua capacità di acquisire enti poco appetibili gli ha portato la fama di ente spazzatura. Nel 1992 viene posto in liquidazione con debiti per 18 mila miliardi di lire.
(7) SIFA è una società immobiliare e finanziaria, già quotata in borsa, controllata al 51% dal gruppo IRI Finmeccanica.
(8) Con la crisi energetica del 1973, Finmeccanica vede i propri conti peggiorare sensibilmente; come tutte le finanziarie del gruppo IRI, anche Finmeccanica contrae debiti a breve termine per finanziarie le proprie attività. Questa è una mossa rischiosa, soprattutto per le imprese; fin quando le cose vanno bene non ci sono problemi, ma in caso di una stretta creditizia o in caso di crisi la situazione cambia radicalmente. L’impresa deve trovare in breve tempo i fondi necessari al ripiano dei debiti, ma al contempo diventa molto difficile reperire i fondi necessari al finanziamento delle proprie attività. Per saperne di più cfr. COMITOV., Le armi come impresa: il business militare e il caso Finmeccanica, edizioni dell’Asino 2009, in particolare capitolo 3, pp. 42-46; ZAMAGNIV., Finmeccanica: competenze che vengono da lontano, il Mulino, Bologna 2009, in particolare capitolo 2 pp. 35-45 e 56-69.
(9) A tal proposito cfr. ZAMAGNI2009 pag. 94-105.
(10) Azienda operante dal 1947 nel campo dei velivoli teleguidati, dei radio bersagli e dei simulatori di volo e di missione.
(11) Per saperne di più cfr. Relazione Finanziaria Semestrale al 30/06/2009 di Finmeccanica pag. 30 e ss.
(12) Per il perfezionamento dell’operazione è necessario definire l’assetto della governance di DRS con il DSS, organo preposto alla tutela delle informazioni relative alla sicurezza nazionale degli USA e coperte da vincoli di segretezza. Il DSS può richiedere che DRS operi attraverso uno Special Securety Agreement (SSA) e attraverso un Proxy Agreement. Lo SSA è un accordo che limita il diritto dell’azionista non statunitense ad accedere alle informazioni coperte da segretezza, garantendo un regime di protezione di dette informazioni attraverso specifiche procedure di governante societaria. Il Proxy Agreement è un accordo finalizzato a garantire un accesso selezionato alle informazioni coperte da segretezza, di solito attuato attraverso la creazione di un consiglio di amministrazione della società, composto esclusivamente da cittadini statunitensi con il potere di gestire alcuni rami d’azienda della società indipendentemente dall’azionista estero ad eccezione di alcune decisioni rilevanti. Finmeccanica ha ottenuto che i contratti acquisiti da DRS in condizioni di proxy agreement non superino il 35% del totale, pena la rescissione del contratto. Per saperne di più cfr.: Prospetto informativo relativo all’offerta in opzione agli azionisti e all’ammissione a quotazione sul mercato telematico azionario organizzato e gestito da borsa italiana s.p.a. di azioni ordinarie Finmeccanica, società per azioni, depositato presso la Consob il 16.10.2008.
(13) Il valore complessivo dell’operazione ammonta a 3,4 miliardi di euro ed è la più grande acquisizione da parte di una impresa straniera sul suolo USA nel settore della difesa.
(14) Esse assegnano, al proprietario, dei diritti patrimoniali quali il diritto al dividendo, al rimborso del capitale nel caso di scioglimento della società ed il diritto di opzione nel caso di un aumento di capitale. Assegnano anche diritti amministrativi come il diritto di voto in assemblea ordinaria e straordinaria. Queste sono ben diverse dalle azioni di risparmi che non conferiscono il diritto di voto ma sono privilegiate nella distribuzione del dividendo, poiché la società emittente deve distribuire degli utili ai titolari di tali azioni fino ad almeno il 5% del valore nominale delle azioni. Sono emesse da società per azioni e dirette ai piccoli risparmiatori che nell’investimento ricercano il profitto e non diritti amministrativi.
(15) L’intero statuto è scaricabile gratuitamente dal sito internet della società: www.finmeccanica.it.

La storia di Finmeccanica qui ricostruita è la prima parte di un articolo di Francesco Mancuso pubblicato su Sapere di Ottobre 2010 con il titolo “Dire addio alle armi”.

Qui la seconda parte: Finmeccanica può dire addio alle armi?

Credit foto: Lightningboy2000

1 commento

  1. Averne di imprese come Finmeccanica… Noi Italiani facciamo i puri solo con noi stessi e poi lasciamo agli stranieri la possibilità di commettere ogni sorta di scorrettezza pur di portarci via il lavoro. Complimenti a Finmeccanica.

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