MADRID – Dal sesso del nascituro di una donna alla sua prima gravidanza dipende la percentuale di aborto spontaneo, apparentemente inspiegato, delle gravidanze successive. In particolare, se il primo figlio è maschio saranno maggiori le possibilità di perdere i successivi. Lo studio che proverebbe la correlazione è stato presentato nel corso del convegno annuale della Società Europea di Riproduzione Umana e di Embriologia da Ole Christiansen, primario del centro danese di infertilità Rigshospitalet di Copenhagen. Oltre ai fattori di rischio già noti per le complicazioni ostetriche più frequenti durante il parto di un neonato maschio, il gruppo danese sostiene anche che a fare la differenza è la reazione del sistema immunitario della madre. La placenta è prodotta dal feto, se si tratta di un maschio avrà dei tessuti tipici maschili, a causa dei quali si attiverebbero anche i globuli bianchi del sangue materno che così reagirebbero con la placenta stessa. La prima gravidanza riuscirebbe a giungere a termine, ma l’effetto sul sistema immunitario permane e incide sulle gravidanze successive. La proposta è quella di prevenire il rischio iniettando un preparato di immunoglobina per endovena per tollerare lo specifico antigene maschile. Questa tesi è stata verificata con due gruppi di controllo. La terapia proposta ha incrementato la percentuale delle gravidanze a termine del 2,3 per cento nelle donne con aborti spontanei ripetuti dopo la prima gravidanza di un neonato di sesso maschile. (m.so.)
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