Foto “forti” sulle etichette delle bibite zuccherate per ridurne i consumi

Si sa, bibite gassate molto dolci o altre bevande zuccherate possono portare a sovrappeso, obesità, diabete di tipo due e carie. Questi drink rappresentano una delle più principali fonti di zuccheri aggiunti all’interno dell’alimentazione, soprattutto in America e nei paesi più ricchi. Ci piacciono, ma ci possono far male: dunque come fare a ridurne il consumo? Questa la domanda che si è posto un team di ricerca guidato dalla Harvard T.H. Chan School of Public Health, che ha pubblicato lo studio  su Psychological Science. I risultati parlano chiaro: etichettecontenenti foto collegate alle patologie citate hanno ridotto significativamente l’acquisto di queste bibite. Così psicologi ed esperti di marketing mettono sull’avviso: in certi casi le immagini sono più potenti delle parole. Ecco i risultati.

Le warning labels, le etichette di avvertenza con immagini dal forte impatto emotivo, come quelle di un tumore, sono da tempo utilizzate sui pacchetti di sigarette come strumento per ridurne il consumo. Fra le altre strategie, la diffusione di pubblicità anti-fumo e in qualche paese l’aumento delle tasse. Ma l’uso dei warning labelspotrebbe essere utile anche nel caso dei drink zuccherati, come sottolineano gli autori dello studio. Per dimostrarlo, hanno analizzato gli acquisti di bibite con zuccheri aggiunti all’interno della caffetteria di un ospedale negli Usa.

I ricercatori hanno utilizzato tre diversi tipi di etichette: avvisi di testo, immagini esplicite collegate ai rischi (obesità, diabete) e il dettaglio delle calorie. Le tre formule sono state poste sui distributori di questi prodotti in periodi consecutivi, con un intervallo di due settimane fra l’uno e l’altro in cui non veniva proposta alcuna etichetta particolare. Nel periodo della ricerca sono stati acquistati circa 20mila pezzi. Dallo studio emerge che solo nel caso dell’utilizzo delle immagini l’acquisto delle bibite calava del 14,8%, mentre gli avvisi di testo e il dettaglio delle calorie non hanno modificato significativamente le abitudini dei consumatori.

In seguito, gli autori hanno condotto due indagini online di follow up. Dal primo questionario emerge che la vista di queste foto associate alle patologie è in grado di suscitare sensazioni negative e di aumentare la considerazione del rischio. Nella seconda indagine è stato chiesto a più di 400 partecipanti se fossero d’accordo sulla scelta di utilizzare i vari tipi di etichette. Dalle risposte si è dedotto che i consumatori ritengono ugualmente efficaci e supportano allo stesso modo l’uso delle immagini degli avvisi di testo e dell’indicazione delle calorie, non indicando una preferenza specifica per le immagini.

“Nella dieta americana le bibite zuccherate rappresetano la prima sorgente di zuccheri aggiunti nella dieta americana e ridurne l’assunzione potrebbe migliorare la salute della popolazione”, sottolinea il co-primo autore Laura Zatz, dottoranda del Dipartimento di Nutrizione e scienze sociali e comportamentali alla Harvard Chan School. “Dato che i decisori politici cercano vie per diminuire il consumo di queste bibite, etichette di avvertenza meritano considerazione come strumento che può rendere consapevoli i consumatori con informazioni essenziali per compiere scelte più salutari”.

L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda fortemente di ridurre il consumo giornaliero di zucchero, che deve contribuire per meno del 10% delle calorie quotidiane totali (possibilmente per il 5%). In tal senso, è bene diminuire significativamente le bibite zuccherate: infatti, si fa presto ad arrivare alla quota indicata dall’Oms se si considera che nel 10% devono rientrare tutti gli zuccheri, sia quelli naturali presenti nella frutta sia quelli industriali dei dolci o delle bibite.

Via Wired.it

Viola Rita

Giornalista scientifica. Dopo la maturità classica e la laurea in Fisica, dal 2012 si occupa con grande interesse e a tempo pieno di divulgazione e comunicazione scientifica. A Galileo dal 2017, collabora con La Repubblica.it e Mente&Cervello. Nel 2012 ha vinto il premio giornalistico “Riccardo Tomassetti”.

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