Un trattato internazionale per il commercio delle armi entro il 2006. E’ l’obiettivo della campagna mondiale Control Arms promossa da Amnesty International, Oxfam e dalla Rete internazionale di azione sulle armi leggere (Iansa) e presentata oggi in Italia. Secondo i dati forniti, le armi uccidono una persona al minuto per un totale di 500 mila morti ogni anno e provengono per l’80 per cento dai paesi membri del consiglio di sicurezza dell’Onu (Usa, Russia, Cina, Francia e Regno Unito). Più del 67 per cento delle armi commercializzate finisce nei paesi in via di sviluppo e il 60 per cento nelle mani dei civili. Un affare da circa 28 miliardi di dollari all’anno che ha spinto molti paesi produttori di armi, secondo le Nazioni Unite, a violare negli ultimi dieci anni gli embarghi sulle armi nei confronti di Ruanda, Angola, Sierra Leone, Afghanistan, Iraq, Liberia e Repubblica Democratica del Congo. Fermare questo circolo non è impossibile, dice Amnesty International, ma servono soluzioni concrete. E’ necessario, infatti, che i governi e la comunità internazionale rafforzino i meccanismi di controllo nazionali, regionali e globali sui trasferimenti di armi e attrezzature militari, che impediscano il commercio verso paesi in conflitto o responsabili di violazioni dei diritti umani e che adottino un sistema globale di identificazione e tracciatura per risalire ai paesi che producono e esportano illecitamente le armi. (r.p.)