Categorie: Spazio

Ghiaccio sulla cometa di Rosetta: una scoperta italiana

È una scoperta di cui possiamo andare particolarmente orgogliosi. Perché a farla è stato uno strumento tutto italiano: si chiama Virtis (acronimo per Visual InfraRed and Thermal Image Spectrometer) ed è stato ideato dall’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e dall’Agenzia spaziale italiana. Lo strumento si trova a bordo di Rosetta, la sonda dell’Agenzia spaziale europea che a novembre 2014 è riuscita ad agganciare la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko e a farvi sbarcare il lander Philae (che purtroppo, nonostante gli ultimi tentativi di risveglio, è ancora dormiente). Virtis, come raccontano su Nature gli scienziati che lo hanno realizzato, ha infatti rilevato del ghiaccio sulla superficie della cometa, in particolare in due diversi punti della regione chiamata Imhotep.

Si tratta di una scoperta particolarmente importante, dal momento che, come ricorda Roberto Battiston, presidente Asi, “le comete sono tra gli oggetti più antichi del nostro Sistema solare, veri e propri messaggeri di materia primordiale”. L’analisi del ghiaccio, infatti, fornirà agli scienziati informazioni importanti sui processi geologici avvenuti all’interno della cometa. Il ghiaccio puro, stando alle prime analisi, rappresenta circa il 5% delle due zone campionate da Virtis, si trova alla temperatura di -120 °C ed è composto di granelli di diverse dimensioni, da decine di micrometri a circa 2 millimetri di diametro: “Le diverse popolazioni di grani di ghiaccio d’acqua implicano un diverso processo di formazione”, ha commentato Gianrico Filacchione, autore principale dello studio. “Su Hapi [un’altra zona della cometa in cui Virtis aveva trovato altri cristalli di ghiaccio delle dimensioni di pochi micrometri, nda] i grani molto piccoli sono associati a un sottile strato di ghiaccio che si forma a seguito della rapida condensazione del vapor d’acqua durante le ore notturne. I grani su Imhotep, invece, hanno subito un’evoluzione più complessa: probabilmente si sono formati più lentamente e sono occasionalmente esposti a seguito dell’erosione degli strati esterni”.

Stando alle analisi degli esperti, una delle ipotesi per la formazione del ghiaccio vede implicato il processo di sublimazione, ossia di passaggio diretto dallo stato solido allo stato liquido e viceversa: mentre parte del vapore acque sprigionato dalla cometa fuoriesce dal nucleo, un’altra porzione si ricondensa e forma, per l’appunto i vari strati di ghiaccio, sfruttando l’energia fornita da una trasformazione molecolare della struttura microscopica del ghiaccio.

Via: Wired.it
Credits immagine: Esa/Rosetta/NavCam

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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