Categorie: Società

Gli Usa dicono sì a nuovi reattori nucleari

Gli Stati Uniti vogliono nuovi impianti nucleari. O, meglio, alcuni all’interno del Governo vorrebbero rilanciare l’economia in questo settore, mentre altri, più sensibili alla lezione di Fukushima (vedi Galileo, “Fukushima, il primo passo fuori dalla crisi”) preferirebbero implementare i sistemi di sicurezza. Sta di fatto che per la prima volta dal 1978 la US Nuclear Regulatory Commission (Nrc) si è riunita lo scorso 9 febbraio per decidere sul via libera alla costruzione di due nuovi reattori in Georgia. Ed è stato un “”: quattro voti favorevoli contro uno solo contrario. Quello, però, del presidente della commissione Greg Jaczko. Si è trattato del primo voto dopo l’incidente di Three Mile Island.

Il progetto è in mano alla Southern Company di Atalanta (Georgia), che ora potrà procedere con i lavori per i due Westinghouse AP1000 presso la stazione nucleare Vogtle, in funzione dagli anni Ottanta. Saranno reattori di nuova concezione (quelli della generazione III+, a diossido di uranio arricchito) ad acqua pressurizzata e con sistemi di sicurezza passivi per evitare il surriscaldamento anche in caso di blackout. Dovrebbero essere studiati anche per resistere ai terremoti e ad attentati aerei, e per restare in funzione per oltre 60 anni. La Southern Company ha ricevuto 8,4 miliardi di dollari dal dipartimento di energia statunitense, a fronte di un investimento che dovrebbe arrivare a 14 miliardi. Si dovrebbe cominciare per il 2016, e la struttura dovrebbe dare lavoro a oltre 800 persone.

Se in molti auspicano una nuova ondata di potenza nucleare, la Southern Company per ora è sola: secondo quanto riporta Nature, infatti, gli incentivi messi a disposizione dal Governo non sono stati richiesti. I motivi? Per ora, complice la crisi economica, la domanda di energia è calata, come anche il prezzo del gas, e sembra che ad oggi le pressioni per un’energia low carbon non siano sufficienti a spingere il mercato. E’ anche questo il motivo per cui la Nrc sta anche cercando di mettere a punto un nuovo tipo di licenza per velocizzare le pratiche: una che combini i due permessi per la costruzione e la messa in opera delle strutture. 

Ma le tensioni riguardano anche la questione sicurezza. Secondo quanto riporta l’Huffington Post, i problemi tra Jaczko e la Southern Company riguardano alcuni sistemi strettamente raccomandati da una commissione di tecnici a seguito dell’incidente di Fukushima che il presidente vorrebbe vedere implementati e che né la società né la commissione sembrano ritenere prioritari e obbligatori.

Credit per l’immagine: Southern Company

Tiziana Moriconi

Giornalista, a Galileo dal 2007. È laureata in Scienze Naturali (paleobiologia) e ha un master in Comunicazione della Scienza conseguito alla Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Collabora con D la Repubblica online, Salute SenoLe Scienze, Science Magazine (Ed. Pearson), Wired.it.

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