Global flop

“Un parco giochi delle buone intenzioni”: a questo potrebbe ridursi il Forum Universale delle Culture, in corso in questi giorni a Barcellona fino al 26 settembre 2004. L’allarme lo ha lanciato Imma Mayol, consigliera comunale della città catalana, che ha promosso l’evento insieme al governo autonomista e al governo spagnolo. Effettivamente, “l’anello di congiunzione fra il Forum di Porto Alegre e quello di Davos” – definizione data dagli stessi organizzatori dell’evento – sembra essersi spezzato. E la kermesse, che aspirava a essere “universale”, si sta svolgendo nella sostanziale indifferenza internazionale e con un afflusso di pubblico molto inferiore alle previsioni. Secondo Joan Maragall, ideatore della manifestazione ed ex-sindaco di Barcellona, il Forum è “una via di mezzo fra un’esposizione universale e un’olimpiade culturale”. Un progetto ambizioso che ospita personaggi della cultura, della scienza, dell’arte e della politica, per discutere di pace, sviluppo sostenibile e diversità culturale (gli “assi tematici” dell’evento). Il tutto nel contesto di un recinto di edifici per mostre e conferenze, realizzati appositamente da architetti difama internazionale, in ottemperanza a criteri di sostenibilità urbanistica.Tuttavia, né i “Dialoghi” (le conferenze cui partecipano personaggi come Gorbaciov, Saramago, Lula), né le mostre, gli spettacoli, i laboratori di cucina etnica, giochi tradizionali e artigianato popolare, stanno riscuotendo il successo sperato. Non solo per l’alto costo di partecipazione (l’ingresso minimo al recinto costa 21 euro, ai quali va sommato l’abbonamento alle conferenze). Ma anche perché si fa fatica a individuare delle tematiche chiare nella miriade di happening a disposizione. La programmazione su “Scienza, conoscenza e sviluppo sostenibile” prevede conferenze sull’acqua, l’energia rinnovabile, la medicina del prossimo secolo, oltre che mostre sulla biodiversità, i boschi e le città.Alcune delle proposte, considerate singolarmente, sembrano essere interessanti: per esempio la mostra “Dalla curiosità alla prospettiva”, che analizza la modifica dei paradigmi della natura negli ultimi tre secoli a partire dalla struttura delle collezioni naturalistiche. Tuttavia, questi restano episodi isolati. Inoltre, tanto da Porto Alegre quanto da Davos emergono due visioni della globalizzazione concrete, seppur contrastanti fra loro. Al contrario, per ora dal Forum di Barcellona non è uscita nessuna proposta definita. Il fatto non stupisce, considerando che l’organizzazione dell’evento non si è espressa neppure sulla guerra in Iraq. In generale, ci si tiene alla larga da temipolitici: per esempio, la mostra-installazione “Abitare il mondo”, un grande container totalmente riciclabile, suggerisce che la soluzione ai problemi ambientali ed energetici coincide con il buon costume di separare l’immondizia e usare poca acqua in casa propria. Neanche un cenno ai paesi che rifiutano di applicare il protocollo di Kyoto o alle scelte politiche necessarie per ridurre la dipendenza dal petrolio. D’altra parte, la mancanza di richieste concrete quadra con il profilo degli sponsor dell’evento: compagnie la cui buona condotta ambientale e sociale è stata più volte messa in discussione come Nestlè, CocaCola, Henkel o Telefonica. Partner che richiedono una contropartita: come nel caso di Toyota, che ha ottenuto una mostra sull’auto a idrogeno tutta incentrata sul suo ultimo modello misto, la Prius. Nel recinto, esposizioni del genere si alternano a banchetti del commercio equo e solidale e stand di tatuaggi all’henné, in un tentativo di catturare la nicchia di mercato legata all’estetica e ai luoghi comuni no-global. Forse la chiave di lettura di una kermesse che ospita eventi di indubbio valore, ma che nel complesso non sembra convincente, è quella urbanistica. Barcellona è una città con vocazione e aspirazioni di capitale, e senza i mezzi per diventarlo. La strategia del comune, allora, è quella di rilanciare l’immagine della città attraverso grandi eventi, accompagnati da grandi interventi urbanistici e controverse speculazioni edilizie. Uno degli esperimenti di maggior successo, in questo senso, è stato quello delle Olimpiadi del 1992, vero punto di svolta nella storia recente della città. Il Forum ha cercato di riprodurre l’effetto. A quanto pare mancando l’obiettivo, almeno finora.

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