Tassare i cibi grassi per ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari. L’originale proposta, pubblicata sull’ultimo numero del British medical journal (Bmj) arriva da Tom Marshall, professore dell’Università di Birmingham. Secondo il docente la classica dieta inglese è troppo ricca di grassi ed è la principale responsabile dell’alta percentuale di colesterolo nel sangue dei suoi connazionali. Secondo l’articolo i prezzi dei cibi più grassi sono attualmente troppo bassi. Ciò causa un eccessivo consumo di alimenti ad alto contenuto di colesterolo, specialmente negli strati sociali più poveri. Secondo Marshall, aggiungendo all’attuale prezzo dei prodotti più grassi un’imposta elevata, i consumatori alla ricerca di prodotti a buon mercato finirebbero per acquistare quelli “light”. Il risultato complessivo sarebbe una riduzione delle patologie ischemiche, ovvero delle malattie legate alla circolazione. In un mix di medicina, economia e sociologia, Marshall propone in sostanza una sorta di “carbon tax alimentare”: trattare chi danneggia il proprio organismo come chi inquina l’ambiente. Il dibattito è aperto, ma già arrivano i primi commenti scettici di due ricercatori del Ministero dell’agricoltura americano. L’articolo e i commenti sono visibili in versione integrale al sito del Bmj. (f.u.)
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