Greenpeace contro i mega pescherecchi

Non c’è pace per gli oceani e i mari di tutto il mondo: enormi imbarcazioni che solcano le loro acque minacciano il già delicato ambiente sottomarino e la vita che lo abita. Si tratta di 20 pescherecci della flotta europea, che per dimensioni e per metodi di pesca, distruggono l’ecosistema acquatico e catturano quantità eccessive di pesce. È Greenpeace a denunciare questa realtà nel rapporto “Monster Boats, flagello dei mari”.

“Pochi baroni della pesca industriale si stanno sconsideratamente arricchendo attraverso lo sfruttamento dei nostri mari, senza rispetto per l’ambiente e le popolazioni che da queste risorse dipendono”. Così parla Serena Maso, campaigner mare di Greenpeace Italia che denuncia: “Lo fanno utilizzando dei trucchi per aumentare il proprio accesso alle aree di pesca o aggirare palesemente le regole e le normative esistenti, dal cambiare identità o bandiera ai loro pescherecci all’utilizzare compagnie di facciata o paradisi fiscali. I governi europei non possono più chiudere gli occhi di fronte alla pesca eccessiva e troppo spesso illegale. Devono eliminare dalle loro flotte industriali quei ‘mostri’ che stanno svuotando i nostri mari e sostenere invece i pescatori artigianali che pescano in modo sostenibile”

Infatti i pescherecci incriminati utilizzano metodi di pesca distruttivi come i Fad (sistemi di aggregazione per pesci) che causano la cattura accidentale di specie in pericolo come squali, tartarughe e mante. Alcuni di questi giganti del mare, inoltre, arrivano a catturare più di 2000 tonnellate di tonno in un’unica battuta di pesca, e proprio parte di questo tonno potrebbe giungere sulle nostre tavole.

“I consumatori italiani ignorano che comprando una scatoletta di tonno catturata da questi mega pescherecci stanno contribuendo inconsapevolmente a svuotare i nostri oceani”, continua Maso. “È ora che le compagnie che producono tonno in scatola scelgano i loro fornitori in base ai metodi di pesca, abbandonando quelli distruttivi a favore del tonno pescato in modo sostenibile. Se i governi non si muovono, il mercato può cambiare ciò che succede in mare”. Ma proprio i ministri, fino a oggi, hanno fissato limiti di cattura che superano quelli consigliati dagli esperti, scoraggiando il recupero degli stock ittici e favorendo l’industria della pesca.

Riferimenti: Greenpeace

Credits immagine: M@ck/Flickr CC

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