I difficili conti della guerra

Dal febbraio del 2003 la regione del Darfur, in Sudan, è dilaniata da un conflitto che vede contrapposti gli Janjaweed, le milizie filo-governative di etnia araba e i gruppi ribelli dell’Esercito di Liberazione del Sudan (Sla) e del Movimento per la Giustizia e l’Uguaglianza (Jem). Finora due milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case pur restando nei confini della regione e altre 200 mila circa si sono rifugiate nel vicino Ciad. Ma se sui numeri degli sfollati vi è qualche certezza, non è così per la stima delle morti. A causa delle difficoltà poste dal conflitto e dagli strumenti di indagine usati, cioè le interviste, il numero dei decessi, valutato in decine di migliaia, rischia di essere in realtà sottostimato. E’ quanto sostengono in uno studio su Science John Hagan della Northwestern University di Evanston (Illinois) e Alberto Palloni dell’Università del Wisconsin di Madison: il numero dei morti causati dal conflitto arriverebbe in realtà a centinaia di migliaia.

Il balletto delle cifre fino ad oggi ha fornito diverse facce della crisi umanitaria. Un primo studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) in collaborazione con il Ministero della salute del Sudan ha valutato il tasso di mortalità sulla base di interviste campione condotte nei campi profughi interni alla regione, giungendo ad una stima di 70 mila decessi nell’arco di sette mesi. Un dato che, con l’avanzare dei mesi e basandosi sull’assunto che il tasso di mortalità sia costante nell’arco di un mese, è arrivato a toccare numeri più che doppi, addirittura 300 mila morti secondo il segretario generale dell’Onu Kofi Annan. Ma secondo i ricercatori non è detto che il numero mensile dei decessi si mantenga costante, e il dato non tiene conto delle morti per violenze avvenute fuori dai campi profughi. Lo stesso si può dire di un’indagine del Dipartimento di Stato Usa, che riporta una stima più bassa, compresa tra 63 mila e 146 mila morti.

Per ovviare a queste lacune, i due ricercatori hanno preparato una nuova stima a partire dalle prime indagini condotte nei campi profughi del Darfur occidentale. Hanno preso in considerazione, infatti, un periodo di 19 mesi mettendo insieme i dati sulla mortalità in 43 campi profughi derivanti dallo studio Oms con altri dell’organizzazione Medici senza Frontiere (Msf), che forniscono anche una stima della mortalità prima della creazione dei campi profughi. Per valutare il numero di persone potenzialmente a rischio e poter stimare l’attuale numero di morti in questa zona, invece, sono stati usati i dati Onu sul numero di sfollati nei campi e nelle zone circostanti.

Applicando a questi dati diversi metodi statistici, i ricercatori sono giunti alla conclusione che nell’arco dei 19 mesi presi in esame nel Darfur occidentale sono morte oltre 49 mila persone. Se si arriva a considerare fino a maggio 2006 il numero totale di morti sale a oltre 65 mila sempre in questa zona. E se il calcolo per i primi 12 mesi è corretto e si applica anche alle altre zone del Darfur in cui oltre un milione di persone è stato deportato dall’inizio del conflitto, questo implica che i morti dovuti alla guerra nell’arco di 31 mesi, siano stati tra 170,000 e 255.000. Ben più di quelle “migliaia di persone” che compaiono nelle stime dell’Oms.

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