Ifumi esausti dei motori diesel aumentano il rischio di tumore ai polmoni e probabilmente anche di quello alla vescica. Per questo motivo un panel di esperti della Commissione internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc – International Agency for Research on Cancer) dell’Organizzazione mondiale per la sanità ha deciso di classificare queste sostanze come “agenti cancerogeni certi”; proprio come l’amianto, il fumo di sigaretta, l’alcol, le radiazioni ultraviolette.
La preoccupazione in merito all’esposizione ai motori diesel era tornata alla ribalta già lo scorso marzo, dopo la pubblicazione dei risultati di due studi del National Cancer Institute statunitense. In questi lavori Debra Silverman, direttore del dipartimento di epidemiologia ambientale del Nci, e il suo team di ricerca hanno esaminato gli effetti dell’esposizione ai fumi esausti nell’arco di 50 anni di 12mila minatori. I risultati hanno mostrato che i minatori non fumatori pesantemente esposti per anni a questi fumi avevano un rischio maggiore di sette volte rispetto ad altri non fumatori di sviluppare un cancro ai polmoni. Un rischio più alto rispetto a quello rappresentato dal fumo passivo, spiega la ricercatrice, anche se molto inferiore a quello corso da chi fuma due pacchetti di sigarette al giorno.
Proprio sugli studi pubblicati da Silverman si è basata la decisione dello Iarc: “Le prove scientifiche erano inoppugnabili e la conclusione del gruppo di lavoro è stata unanime: i fumi esausti dei motori diesel causano il cancro negli esseri umani”, ha dichiarato Christopher Portier che ha diretto il gruppo di esperti, riunitosi per una settimana a Lione, in Francia. “Considerato anche l’impatto sulla salute causato dal particolato emesso dai motori diesel, l’esposizione a questo mix di agenti chimici dovrebbe essere ridotto in tutto il mondo”.
Il rischio maggiore riguarda alcune classi di lavoratori particolarmente esposti a questi fumi come minatori, ferrovieri e camionisti, ma lo Iarc non vuole sminuire il pericolo per la salute pubblica in generale: “La lezione che abbiamo imparato da altri agenti cancerogeni, come il radon, è che agli studi iniziali che illustrano i rischi in specifiche classi di lavoratori fanno spesso seguito altri riguardanti gli effetti sulla popolazione in generale”, ha commentato Kurt Straif , membro della commissione.
Meno allarmista è il direttore dell’American Cancer Society, Otis Brawley, il quale, pur sottolineando che concorda pienamente con le conclusioni della Iarc, ha dichiarato al New York Times che: “Non penso sia un male avere automobili con motore diesel e non sono particolarmente in pensiero per le persone che camminano per strada. Sono abbastanza preoccupato per altre categorie come per esempio i casellanti autostradali e lo sono molto per quanti, come i minatori, si trovano a lavorare dove questi fumi sono particolarmente concentrati”.
Le più preoccupate dalle possibili ripercussioni della decisione dell’Oms sono le industrie automobilistiche. alcune di queste, riunite nel Diesel Technology Forum, hanno cautamente provato a replicare, sottolineando come nella decisione abbiano avuto molto peso i dati relativi all’esposizione a fumi emessi da motori di 50 anni fa. Oggi, spiega Allan Schaeffer, direttore del forum, i motori usati negli Usa e negli altri Paesi occidentali bruciano combustibile in maniera più efficiente e adoperano carburanti con un ridotto contenuto di zolfo. “I nuovi bus e camion in circolazione emettono il 98 per cento in meno di particolato di quelli vecchi e il 99 per cento in meno di monossido di azoto”, ha dichiarato.
Questo miglioramento tecnologico è stato riconosciuto anche dallo Iarc. Tuttavia la commissione ha evidenziato che serviranno molti anni prima che tutti i vecchi motori in circolazione siano sostituiti da quelli più tecnologicamente avanzati. Inoltre, il problema è particolarmente rilevante nei Paesi in via di sviluppo dove motori diesel di camion, generatori e macchinari di industrie e fattorie producono nere nuvole di fumo fuligginoso e riempiono l’aria di particolato ricco di zolfo.
via wired.it
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