Categorie: Salute

I Google Glass danneggiano la vista?

Sebbene rappresentino un passo importante nell’evoluzione tecnologica, i Google Glass, da poco entrati in commercio in Inghilterra, negli ultimi tempi sono stati infatti oggetto di controversie. La notizia della dipendenza patologica che sembrano provocare in alcuni consumatori o il fatto di esser stati proibiti nei luoghi pubblici come i cinema non hanno sicuramente giovato alla loro casa produttrice. Ora un recente studio dell’Università della California di San Francisco aggiunge carne alla brace. Secondo il gruppo di ricercatori statunitensi i Google Glass potrebbero ridurre la capacità visiva e provocare punti ciechi, causando pericolose problematiche, come spiegano su Jama. 

Tsontcho Ianchulev e colleghi hanno effettuato test visivi su tre volontari, confrontando la normale visione da quella provocata dalla tecnologia indossabile. Il test consisteva nell’eseguire istruzioni per un periodo di circa 60 minuti con e senza i Google Glass. I risultati hanno mostrato che l’utilizzo di questi occhiali crea dei punti ciechi che potrebbero interferire con comuni azioni quotidiane, come guidare. L’area maggiormente coinvolta è infatti la parte in corrispondenza del display degli occhiali e della macchina fotografica, a destra delle lenti. Ciò che sembra causare questi punti ciechi è, secondo il Edward Koo, oftalmologo dell’Università della California a San Francisco, la posizione del prisma che i Google Glass utilizzano per proiettare le immagini. Come precisa il ricercatore al Telegraph, questo difetto provocato dai Google Glass non può essere compensato dall’occhio sinistro.

I ricercatori hanno anche analizzato 132 immagini trovate sul web per verificare dove esattamente vengono indossati i Google Glass. Hanno riscontrato che molti indossano questi occhiali tenendo il prisma sopra il centro della propria pupilla, il che potrebbe causare altri punti ciechi. “Sono necessari ulteriori studi per comprendere gli effetti di questo dispositivo sulla vista” concludono gli autori dello studio, “in particolare dal momento in cui il loro utilizzo è sempre più diffuso.”

Riferimenti: Jama

Credits immagine: Wilbert Baan/Flickr CC

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