La teoria dell’inflazione, secondo cui l’attuale universo deriverebbe da una minuscola regione subatomica, vertiginosamente espansa immediatamente dopo il Big Bang , ha oggi un’ulteriore prova a suo favore. Il progetto Boomerang, nato da una collaborazione internazionale tra istituti scientifici, fra cui le università La Sapienza di Roma, e la californiana Caltech , guidati da Paolo De Bernardis e Andrew Lange, ha infatti dimostrato la presenza di onde sonore nell’universo primordiale, che avrebbero compresso e rarefatto il gas incandescente presente circa 15 miliardi di anni fa. I primi risultati erano già stati pubblicati lo scorso aprile su Nature: erano state evidenziate delle “strutture”, le cui dimensioni avevano permesso tra l’altro di determinare la geometria “piatta” dell’universo. Adesso, da un’analisi più accurata dei dati a disposizione, è derivata un’immagine più nitida, per cui è stato possibile vedere due altre “strutture” più piccole, di dimensioni pari a metà e a un terzo della precedente, in perfetto accordo con quanto previsto dalla teoria sviluppata dagli astrofisici Zel’dovich e Peebles. È un po’ quello che avviene con il flauto: nello strumento non risuona solo l’onda sonora fondamentale, ma anche le armoniche, di lunghezza pari a metà della fondamentale, a un terzo e così via. E, come le armoniche del suono distinguono il flauto da un altro strumento a fiato, così, quelle primordiali permettono di distinguere il processo fisico che è avvenuto nell’universo primordiale. Galileo approfondirà i nuovi dati del progetto Boomerang in un articolo il prossimo venerdì. (f.t.)
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