I piccioni ci guardano in faccia

Possiamo anche cambiarci d’abito e nasconderci sotto un cappello, ma i nostri lineamenti non sfuggiranno allo sguardo acuto dei piccioni, che continueranno a riconoscerci proprio dai caratteri del volto. A scoprire le straordinarie capacità visive e mnemoniche di questi uccelli sono stati i ricercatori della Université Paris Ouest Nanterre La Défense, che hanno presentato i risultati dei loro studi nel corso della conferenza annuale della Society for Experimental Biology, a Glasgow. 

Che i piccioni fossero in grado di riconoscere le persone se addestrati a farlo – per esempio in un laboratorio – gli scienziati lo sapevano già. Nel loro nuovo studio però, i ricercatori hanno provato a capire se questa capacità fosse presente anche negli uccelli selvatici. Per farlo, hanno condotto una serie di esperimenti su alcuni piccioni che girovagavano liberi in un parco di Parigi. Due ricercatrici – più o meno della stessa età, con la stessa corporatura e lo stesso tipo di carnagione, ma vestite con camici da laboratorio di diverso colore – per alcuni giorni hanno dato da mangiare agli uccelli, l’una senza dare loro alcun fastidio, l’altra, invece, disturbandoli e tentando di scacciarli. Dopo aver ripetuto più volte l’esperimento, i piccioni avevano imparato a evitare la ragazza che li scacciava, anche quando le due ricercatrici si sono scambiate il camice.

“È molto probabile che i piccioni riconoscano le persone dai loro visi”, ha spiegato Dalila Bovet, tra gli autori dello studi: “È interessante notare che, senza essere addestrati, hanno usato spontaneamente le caratteristiche più rilevanti di un individuo invece dei camici da laboratorio, che coprivano il 90 per cento del corpo”. Queste abilità, secondo i ricercatori, potrebbero essersi sviluppate proprio vivendo a stretto contatto con la popolazione umana nelle città, pur rimanendo animali selvatici.

Via Eurekalert

Credit immagine: stebulus (Flickr)

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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