Categorie: Salute

I soldi, questione di genere

Quando si tratta di soldi, prendere una decisione non è mai facile. Ma in base a quali criteri e valutazioni compiamo le nostre scelte? E cosa accade nel cervello quando si mette in atto una determinata strategia per raggiungere un obiettivo? I ricercatori del Centro di eccellenza sulle malattie neurodegenerative dell’Università di Milano guidati da Adriana Maggi, che da anni mettono a punto sistemi di imaging cerebrale, hanno discusso alcuni recenti risultati che dimostrano come le strategie economiche siano legate alle attività di specifiche aree del cervello. E come, almento in parte, siano differenti tra i due sessi.

E’ l’ultima frontiera della neuroeconomia, la disciplina che unisce le competenze di farmacologi, psicologi e neurofisiologi. “Secondo la teoria economica, le decisioni si prendono secondo criteri di opportunità, dopo aver valutato razionalmente le conseguenze di un’azione. Noi ci siamo chiesti: è proprio vero che le scelte si fanno sempre in base alla logica, o possono essere influenzate dal contesto? E che ruolo hanno le emozioni nel processo decisionale?” spiega Maggi, che ha parlato di neuroeconomia al Bioforum di Milano. Alcuni giochi di ruolo condotti sui primati, per esempio, mostrano che una scimmia decide di compiere un’azione (per esempio restituire un gettone) quando sa che per questo avrà un premio (per esempio una caramella). Ma se questa vede che alla scimmia vicina viene dato un premio superiore al suo (per esempio una banana), non solo non restituirà il gettone in cambio della caramella, ma lo getterà via lontano. In altre parole, la scimmia rinuncia al compenso se ritiene di essere stata trattata in modo non corretto, secondo il classico concetto di ingiustizia.

La stessa cosa accade negli esseri umani. “Prendiamo per esempio il gioco dell’ultimatum”, continua la ricercatrice. “Un giocatore A dispone di una somma che deve in parte condividere con un secondo giocatore B. Quest’ultimo, a sua volta, può accettare o rifiutare la somma. Ebbene, accade che se il giocatore A tiene per sé una metà della somma, cedendo l’altra metà al giocatore B, in genere quest’ultimo accetta. Se però A tiene per sé il 90 per cento della somma, e offre il restante 10 a B, è molto probabile che questo rifiuti”. Questo è un tipico comportamento illogico e irrazionale: perché rinunciare a una somma, anche se piccola? Eppure anche questo ha molto a che fare con il concetto di ingiustizia. “Con la risonanza magnetica funzionale si è potuto visualizzare l’attivazione di queste ‘aree dell’irrazionalità’, nella corteccia prefrontale orbitale e mediale”, spiega Maggi.

Il passo successivo è stato quello di capire il valore del contesto quando si prendono decisioni di tipo economico (per esempio, investire del denaro), studiando il cosiddetto “framing effect”. “Immaginiamo un gioco con due situazioni distinte: nella prima, una persona riceve 500 euro. Di questi, può tenerne 200 e decidere di puntarli sulla roulette, per raddoppiarli o perderli tutti. “E’ un contesto percepito come vincente, e circa il 45 per cento dei partecipanti sceglie di tentare la fortuna”, spiega Maggi. Nella seconda, una persona riceve gli stessi 500 euro, ma ne perde 300. Può decidere di conservare i 200 o di giocarli alla roulette. “In questo contesto, percepito come perdente, l’85 per cento dei partecipanti sceglie di puntare i soldi alla roulette”. Anche in questo caso la risonanza magnetica mostra che nelle persone più sensibili al “framing effect”, cioè in coloro che modificano le proprie scelte a seconda del contesto c’è un’area più attiva, nella corteccia cingolata anteriore.

Infine, continua la ricercatrice, ci siamo posti un’ultima domanda: nel valutare il contesto, gli uomini e le donne si comportano allo stesso modo? E quanto influiscono le emozioni? “In genere” spiega Maggi “i comportamenti dei due sessi sono simili. Ma se cambia il contesto, cioè se si introduce una variabile che ha a che fare con l’empatia, allora i comportamenti sono diversi”.
Le differenze risultano evidenti con il gioco della prigione. “Un detenuto ha dei soldi da investire. Ma deve necessariamente affidarli a qualcuno fuori che ha il compito di farli fruttare. Se questa persona è onesta, i soldi verranno restituiti al proprietario con gli interessi, se è disonesta i soldi spariranno. Se chiediamo a uomini e donne di giudicare come onesto o disonesto il comportamento di questa persona, i risultati saranno molto simili. Allora decidiamo di punire la persona disonesta, per esempio con una piccola scarica elettrica”. E’ a questo livello che, con la risonanza magnetica funzionale, si notano le differenze tra i sessi. “In particolare, nelle donne si accendono quelle aree del cervello relative allo stimolo doloroso provocato dalla scarica elettrica, secondo il fenomeno per cui quando si assiste ad un’azione, una parte del cervello si attiva come se stesse compiendo quell’azione in prima persona. Se invece si osserva il cervello di un uomo, ci si accorge che costui non ha alcun tipo di empatia verso la persona giudicata come disonesta”. Con questo stesso tipo di esperimento, inoltre, ci si accorge che le donne sono più propense ad accettare il 10 per cento nel gioco dell’ultimatum se al giocatore A viene provocato un leggero dolore. Anche in questo caso le emozioni (l’empatia con il dolore altrui) modificano il comportamento. E lo fanno in modo differente nei due sessi.

Dunque il genere gioca un ruolo importante quando si devono prendere delle decisioni in campo economico. Responsabili di queste differenze di valutazione sono i recettori degli estrogeni, attivi in modo diverso nelle diverse aree del cervello maschile e femminile. “Grazie alle tecnologie di imaging “ conclude Maggi “possiamo identificare le strategie cerebrali per raggiungere determinati obiettivi. Ora possiamo identificare le molecole coinvolte in queste azioni, e gli effetti delle sostanze esogene sulle funzioni cerebrali”.

 

Elisa Manacorda

Giornalista, è direttrice di Galileo, che ha fondato nel 1996 con altri giornalisti e ricercatori. Scrive di scienza e tecnologia per le principali testate italiane. E’ docente al Master SGP della Sapienza Università di Roma, collabora con il Master in Comunicazione della Scienza dell'Università di Ferrara. Con Letizia Gabaglio è autrice di "Il Fattore X" sulla medicina di genere.

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