Clisteri Maya e scorpioni costipati: tutti gli IgNobel 2022

Ci risiamo: anche quest’anno è arrivato il momento dei premi IgNobel 2022 in cui “prima si ride e poi si pensa”, il momento in cui la scienza (e i suoi protagonisti) dismettono gli abiti buoni e si lasciano andare a un po’ di autoironia. Assegnati come ogni anno dall’Annals of Improbable Research un mese prima (circa) rispetto ai premi Nobel, gli IgNobel, come suggerisce il nome, sono l’antitesi spiritosa dei Nobel e premiano le ricerche più strambe e bizzarre della scienza – alcune recenti, altre ripescate da anni lontani, tutte rigorosamente vere. Piccola nota sciovinista: dopo il Nobel per la fisica a Giorgio Parisi dello scorso anno, il nostro paese può essere di nuovo orgoglioso, dal momento che un’équipe di fisici catanesi si è aggiudicata il premio IgNobel 2022 per l’economia per uno studio su fortuna e talento (lo vedremo tra un attimo). Come ogni anno, la cerimonia è stata condotta dal mattatore Marc Abrahams, che si è congedato con il saluto di rito: “Se non avete vinto l’IgNobel quest’anno, ma soprattutto se l’avete vinto, vi auguro di essere più fortunati il prossimo anno”. Ecco allora gli sfortunati del 2022.

Premio IgNobel per l’economia (Italia)

Alessandro Pluchino, Alessio Emanuele Biondo e Andrea Rapisarda, “per aver spiegato matematicamente perché spesso sono le persone più fortunate, e non quelle più talentuose, ad avere successo nella vita”.

Cominciamo dall’economia, e dall’Italia. Andrea Rapisarda e colleghi, del Dipartimento di Fisica all’Università di Catania, si sono aggiudicati il premio IgNobel per aver studiato matematicamente il ruolo della fortuna – il famigerato fattore C – nel determinare il successo delle persone nella vita. È lo stesso Rapisarda a raccontarlo a Wired: “Siamo partiti dallo stereotipo secondo il quale non sono sempre le persone più di talento ad avere successo nella vita, ma spesso la fortuna gioca un ruolo determinante. E allora abbiamo provato a sviluppare un modello matematico, che in gergo si chiama modello ad agenti, per verificare quantitativamente se e come il successo fosse tutto – o quasi – questione di fortuna”. Per farlo, Rapisarda e colleghi hanno simulato al computer 40 anni di vita di un gruppo di individui, modellati in modo tale da avere una distribuzione di intelligenza che segue la distribuzione reale e dotati di un certo capitale iniziale. Nelle simulazioni, questi individui potevano imbattersi in eventi sfortunati ed eventi fortunati, che facevano loro rispettivamente dimezzare o raddoppiare il loro capitale secondo una certa distribuzione di probabilità legata all’intelligenza. Il risultato? “Abbiamo scoperto – continua Rapisarda – che effettivamente le persone con più successo sono le più fortunate, e non necessariamente quelle con più talento. I risultati del nostro studio sono tra l’altro compatibili con la famosa legge di Pareto, secondo la quale ‘molti hanno poco, pochi hanno molto’”.

Tra l’altro è la seconda volta che l’équipe di Rapisarda si aggiudica il premio: avvenne già nel 2012, quando gli scienziati ebbero il riconoscimento per uno studio che dimostrava come le aziende diventassero più efficienti promuovendo persone a caso, che ricalca “un po’ quello che succede nell’evoluzione – dice ancora Rapisarda – in cui vengono ‘premiate’ le mutazioni casuali dei geni”. Chapeau.

Premio IgNobel per la cardiologia applicata (Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia, Aruba)

Eliska Prochazkova, Elio Sjak-Shie, Friederike Behrens, Daniel Lindh e Mariska Kret, “per aver cercato (e trovato) le prove che quando due partner romantici si incontrano per la prima volta, e si sentono attratti l’uno dall’altro, i loro battiti cardiaci si sincronizzano”.

Si dice due cuori e una capanna. Bene, forse è il caso di parlare di un solo cuore, dal momento che, come hanno recentemente dimostrato Eliska Prochazkova e colleghi in uno studio pubblicato su Nature Human Behaviour, i battiti del cuore di due partner romantici tendono a sincronizzarsi già durante il primo appuntamento. C’è di più: “Abbiamo osservato – scrivono gli autori nell’abstract del paper – che segnali come sorrisi, risate, sguardi e ammiccamenti non sono significativamente associati all’attrazione; al contrario, l’attrazione è fortemente associata da una sincronia nel battito cardiaco”. Al prossimo appuntamento conviene portare con voi un cardiofrequenzimetro.

Premio IgNobel per la letteratura (Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Australia)

Eric Martínez, Francis Mollica ed Edward Gibson, “per aver analizzato cos’è che rende i documenti legali così difficili da comprendere”.

Vi è capitato di sfogliare il contratto di mutuo tra voi e la banca e di non capire nulla di quello che c’era scritto? O di perdervi tra le clausole della vostra compagnia assicurativa? Non è colpa vostra, come hanno certificato i vincitori del premio IgNobel 2022 per la letteratura analizzando un corpus composto di circa 10 milioni di parole estratte da contratti e documenti legali: questi testi infatti contengono una proporzione “sorprendentemente elevata” di caratteristiche difficili da comprendere, tra cui lemmi tecnici e gergali, clausole nascoste nel centro di periodi molto lunghi, verbi al passivo, uso improprio di maiuscole e minuscole. I risultati dello studio sono relativi alla lingua inglese, ma c’è da scommettere un IgNobel che potrebbero essere replicati allo stesso modo anche per l’italiano.

Premio IgNobel per la biologia (Brasile, Colombia)

Solimary García-Hernández e Glauco Machado, “per aver studiato se e come la costipazione abbia implicazioni sulle prospettive di accoppiamento degli scorpioni”.

Il premio IgNobel per la biologia di quest’anno è particolarmente interessante e risponde a un’annosa domanda che tutti noi ci siamo posti almeno una volta nella vita, ossia se i problemi di costipazione degli scorpioni (conseguenti alla perdita della coda) avessero ripercussioni in termini delle loro probabilità di accoppiamento. Ebbene, la risposta, come per tutte le domande così complesse, è dipende: “La perdita della coda – scrivono gli scienziati – non ha un effetto immediato sulla locomozione degli scorpioni; ma nel lungo termine la diminuzione delle prestazioni locomotorie nei maschi potrebbe inficiare la loro ricerca di una compagna”. 

Premio IgNobel per la medicina (Polonia)

Marcin Jasiński, Martyna Maciejewska, Anna Brodziak, Michał Górka, Kamila Skwierawska, Wiesław Jędrzejczak, Agnieszka Tomaszewska, Grzegorz Basak ed Emilian Snarski, “per aver mostrato che quando i pazienti si sottopongono ad alcuni tipi di chemioterapia tossica soffrono di meno effetti collaterali viene loro somministrato del gelato”.

L’équipe di Emilian Snarski, del dipartimento di ematologia alla Medical University of Warsaw, in Polonia, si è aggiudicata il premio IgNobel per la medicina in virtù di uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports in cui si indagano alcuni degli effetti collaterali della chemioterapia, specialmente rispetto al danneggiamento della mucosa orale, che possono ridurre significativamente la qualità di vita dei pazienti. Dal momento che una delle strategie attualmente usate per ridurre questi effetti collaterali è la crioterapia, gli autori del lavoro hanno pensato di valutare se la somministrazione di gelato potesse avere qualche effetto; e lo studio – condotto su un piccolo campione di 74 pazienti – ha mostrato che effettivamente l’assunzione di gelato riduce gli effetti collaterali sulla mucosa orale, e che quindi “potrebbe essere adottata come metodo economico e facile da implementare”.

Premio IgNobel per l’ingegneria (Giappone)

Gen Matsuzaki, Kazuo Ohuchi, Masaru Uehara, Yoshiyuki Ueno e Goro Imura, “per aver cercato di scoprire qual è il modo più efficiente di usare le dita quando si gira una manopola”.

Quello di Goro Imura e colleghi è un contributo alla conoscenza che definire determinante è poco. Nel lontano 1999 gli scienziati decisero di valutare quale fosse la strategia migliore di usare le dita quando si girano delle manopole, mediante un ponderato esperimento condotto su 32 volontari di età compresa tra 19 e 20 anni. I giapponesi sono un popolo preciso, e lo studio era mirato, tra le altre cose, a comprendere quale fosse la forma delle manopole che ottimizzasse comfort e funzionalità: detto, fatto.

Premio IgNobel per la storia dell’arte (Paesi Bassi, Guatemala, Stati Uniti, Austria)

Peter de Smet e Nicholas Hellmuth, “per il loro studio ‘Un approccio multidisciplinare alle scene di clisteri rituali sulle antiche ceramiche dei Maya’”.

Nel 1986 gli eminenti Peter de Smet e Nicholas Hellmuth si occuparono dell’interpretazione delle scene di clisteri rappresentate su antiche ceramiche Maya; solo oggi, dopo 36 anni di colpevole e pesantissimo ritardo, il mondo si accorge alfine dell’importanza capitale del loro lavoro e li premia con l’IgNobel per la storia dell’arte. “Ci sono varie scene di somministrazione di clisteri sulle antiche ceramiche Maya – scrivevano gli scienziati – che senza dubbio rappresentano antichi rituali, e potrebbero indicare che i Maya usassero la pratica del clistere per inebriarsi”. Lo studio rende giustizia ai Maya, e ne smentisce (a detta degli autori) la fama di bacchettoni: “Questa idea è contraria al punto di vista tradizionale, secondo il quale i Maya erano un popolo contemplativo e poco propenso ad abbandonarsi all’estasi rituale”. La storia è finalmente stata riscritta. 

Premio IgNobel per la fisica (Cina, Regno Unito, Turchia, Stati Uniti)

Frank Fish, Zhi-Ming Yuan, Minglu Chen, Laibing Jia, Chunyan Ji e Atilla Incecik, “per aver cercato di capire come fanno gli anatroccoli a nuotare in formazione”.

Se Parisi ha vinto il Nobel per la fisica studiando (tra le altre cose) il volo degli uccelli, Fish e colleghi si sono aggiudicati l’IgNobel per la stessa disciplina analizzando i movimenti degli anatroccoli, a quanto pare legato a questioni di metabolismo e risparmio energetico degli animali: stando alle loro scoperte, “il flusso d’acqua generato dalla formazione di anatroccoli riduce la resistenza dell’acqua al movimento e consente a ogni anatroccolo di risparmiare energia”. Lo studio risale al 1983, ma immaginiamo che le conclusioni siano ancora valide.

Premio IgNobel per la pace (Cina, Ungheria, Canada, Paesi Bassi, Regno Unito, Italia, Australia, Svizzera, Stati Uniti)

Junhui Wu, Szabolcs Számadó, Pat Barclay, Bianca Beersma, Terence Dores Cruz, Sergio Lo Iacono, Annika Nieper, Kim Peters, Wojtek Przepiorka, Leo Tiokhin e Paul Van Lange, “per aver sviluppato un algoritmo che aiuta i pettegoli a decidere quando dire la verità e quando mentire”.

C’è un po’ di Italia anche in questo premio: Sergio Lo Iacono, ricercatore in forza alla University of Essex, fa infatti parte dell’équipe vincitore dell’IgNobel 2022 per la pace in quanto autore di uno studio che indaga se, come e quando sia opportuno mentire quando si fanno pettegolezzi – ovvero, per dirlo con parole più tecniche, quando “si condividono informazioni relative a persone assenti”. Il lavoro sembra suggerire che “quando c’è un match perfetto [tra i pettegoli] il pettegolo dovrebbe sempre dire la verità; altrimenti, in caso di match parziale, il pettegolo dovrebbe scegliere in base al rapporto costi/benefici”. La possibilità di non spettegolare non è contemplata.

Premio IgNobel per la sicurezza (Svezia)

Magnus Gens, “per aver sviluppato un manichino di alce da usare nei crash test”.

Non male anche il lavoro di Magnus Gens, che preso atto del fatto che “la Scandinavia ha una popolazione molto nutrita di alci” e che “la collisione tra auto e alci è un problema molto grave, che ha talvolta conseguenze fatali”, ha messo a punto, per la sua tesi di laurea, un accuratissimo “manichino” di alce da usare nei crash test delle autovetture per migliorarne la sicurezza e ridurre gli incidenti. Non solo: l’ingegnere ha messo alla prova il suo sistema, facendo schiantare tre auto contro il suo fantoccio e comparandole con auto che avevano avuto incidenti reali. I risultati sono stati estremamente positivi, tanto che Gens afferma di aver avuto proposte per mettere a punto anche riproduzioni di cammelli e cavalli: “Che siano serie o no – ha scritto – queste richieste indicano che c’è un interesse mondiale in questo tipo di test”.

Via: Wired.it
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