Un cervello “specializzato” ha permesso agli pterosauri di diventare i primi vertebrati volanti del Mesozoico. Nonostante le dimensioni imponenti, pari a quelle di un aeroplano. Secondo uno studio pubblicato su Nature questi animali svilupparono un complesso sistema neurale per elaborare le informazioni trasmesse al cervello dalle fibre muscolari delle ali. Lawrence Witmer, professore di anatomia all’Ohio University ’s College of Osteopathic Medicine ha esaminato insieme ai suoi collaboratori della Texas University due teschi fossili di pterosauro in buono stato di conservazione: un Rhamphorhynchus e un Anhanguera risalenti rispettivamente a 150 e 115 milioni di anni fa. I ricercatori hanno ricostruito la cavità cerebrale e i canali uditivi interni degli pterosauri elaborando al computer le immagini raccolte da uno scanner. Il confronto dei risultati così ottenuti con la struttura cranica di alligatori e uccelli, i più stretti parenti degli pterosauri, ha consentito interessanti scoperte. Rispetto ai moderni uccelli gli pterosauri avevano il flocculus, la parte del cervello che controlla i movimenti, più sviluppata. Per Witmer questo ha permesso agli animali preistorici di coordinare i movimenti del collo, del corpo e la posizione della testa con l’occhio mantenendo quest’ultimo fisso sulla preda. E sempre lo scienziato suggerisce che gli pterosauri potrebbero aver volato sopra gli oceani nutrendosi di pesci. (g.p.)
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