Il computer che imita il cervello

    Le premesse per quello che Ibm presenterà tra poche ore all’International Joint Conference on Neural Networks di Dallas non sono niente male. E c’è già chi pregusta una generazione radicalmente diversa di computer. Qualcosa che rappresenta “non un rimpiazzo degli attuali device, ma una porta su un mercato totalmente nuovo per la tecnologia”, per dirla con Karlheinz Meier, co-direttore dello Human Brain Project. Veniamo al nocciolo: quello di cui si parla è TrueNorth, una nuova architettura informatica che più di ogni altra sembra avvicinarsi all’obiettivo di emulare il cervello nel modo di processare i dati. Oggi, Ibm ne rivela il progetto. 

    La storia che ci ha portato fin qui la ripercorre Technology Review. Nel 2011 l’azienda aveva presentato i chip basati su un network di core definiti neurosinaptici, in grado di gestire le informazioni proprio come farebbero i neuroni. Adesso è allo step successivo e ci mostra uno dei modi in cui questi chip possono essere usati per risolvere compiti e realizzare nuovi dispositivi. Per fare un esempio – e per entrare nel concreto – è in studio la realizzazione di una retina artificiale che funzioni proprio come quelle vere. 

    Per questa nuova architettura i vecchi linguaggi informatici non vanno bene: “Dobbiamo ripensare profondamente il significato stesso di programmazione”, dice Dharmendra S. Modha, ricercatore di IBM e coordinatore del progetto (qui il suo blog, da cui è possibile accedere anche ai tre studi divulgati oggi sulle possibili applicazioni di TrueNorth). Questo perché, a differenza dell’architettura informatica più utilizzata oggi – quella di von Neumann, in cui le informazioni sono processate in sequenza -, TrueNorth lavora in parallelo: in un sistema, cioè, dove i dati vengono immagazzinati e analizzati in un modo distribuito, come farebbero i neuroni, che comunicano attraverso le sinapsi. 

    I programmi per questo complesso cervello virtuale possono essere scritti usando quelli che all’Ibm chiamano corelet: ogni corelet specifica le funzioni di base di un gruppo di core neurosinaptici e può essere messo in comunicazione con gli altri in vari modi. Un po’ come fossero delle matrioske”, dice Modha. 

    Per mostrare il funzionamento di tutto questo, il suo gruppo ha scritto un programma (per un supercomputer convenzionale) che simula un’enorme rete di 2 miliardi di core neurosinaptici: ogni core contiene un network di 256 neuroni digitali e in totale si formano circa 100 bilioni di sinapsi. Ogni neurone reagisce con tempi e modi propri ai dati in ingresso, o input, provenienti dai neuroni vicini. 

    Difficile dire quando siamo distanti dal vedere realizzato un primo sistema basato su TrueNorth, ma la strada sembra tracciata. 

    Via: Wired.it

    Credits immagine: Genista/Flickr

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