Categorie: SaluteSocietà

Il giudice sul metodo Stamina: “una truffa scientifica”

Un’enorme truffa scientifica”. “Un’attività che si è sempre svolta al di fuori della normativa vigente”. Il Gup torinese Giorgio Potito parla così del metodo Stamina nelle motivazioni della condanna a sei mesi di Carlo Tomino, componente dell’Aifa, e a due anni di Marcello La Rosa, ex socio di Davide Vannoni. Un’altra (l’ennesima) bocciatura al metodo ideato da Vannoni che prometteva di curare numerosissime malattie attraverso iniezioni di staminali mesenchimali.

L’ultimo no a Stamina (la comunità scientifica, lo ricordiamo, si era espressa da tempo sulla questione) è arrivato appena una decina di giorni fa, quando la Cassazione ha bocciato il metodo Stamina definendolo privo di validità scientifica e non scevro di potenziali rischi per la salute.

Nello stesso procedimento che condanna Tomino e La Rosa, Vannoni – accusato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e di esercizio abusivo della professione medica – aveva patteggiato a un anno e dieci mesi. Insieme a lui avevano patteggiato altri sei imputati. I medici di Brescia invece andranno a processo il prossimo anno.

Anche per il Gup Stamina in quanto cura non è mai esistita. Si è sempre trattato, scrive nelle motivazioni, di un’attività svolta fuori dalle normative e delle regole deontologiche, inutile e priva di fondamento scientifico, nonché pericolosa.

Per il gup il ruolo di Tomino sarebbe stato centrale nella vicenda Stamina, avendone permesso l’ingresso negli Spedali Civili di Brescia.

Via: Wired.it

 

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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  • Mi chiedo se verranno presi dei provvedimenti verso quel giudice che aveva imposto di curare i malati con questa fantomatica cura.
    Non è pensabile che i giudici non paghino mai per errori ed invasioni di campo così clamorosi.

  • Se stiamo parlando di una truffa e l'obiettivo erano i malati e i loro parenti, allora mi sembra che il reato sia così nefando da non poter permettere alcun patteggiamento.

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