La prima cella a combustibile che produce elettricità grazie a un sorso di zuccherata cola o all’olio da cucina. L’hanno messa a punto i ricercatori della St.Louis University in uno studio presentato al Meeting annuale dell’American Chemical Society a Boston.
Per costruire i nuovi dispositivi, gli studiosi hanno adoperato i mitocondri. Considerati le centrali energetiche delle cellule, questi particolari organelli trasformano le calorie del cibo in energia chimica. Per farlo, usano un composto che si forma durante la digestione degli zuccheri e dei grassi, chiamato piruvato, per sintetizzare un’altra sostanza chiamata ATP (adenosina trifosfato), che immagazzina energia fino a quando il corpo non ne ha bisogno. Ogni giorno i mitocondri di una persona producono e riciclano un ammontare di ATP pari al peso della persona stessa. E, secondo i ricercatori, sarebbe possibile adoperare questo sistema di produzione di energia basato su zuccheri e grassi per alimentari telefoni cellulari e laptop.
Per confermare la loro teoria, gli scienziati statunitensi hanno creato una particolare cella a biocombustibile. (dispositivi che producono elettricità a partire dall’energia chimica di un carburante – idrogeno, gas naturale, alcol – e dall’ossigeno). Il congegno consiste in un sottile strado di mitocondri posto tra due elettrodi e produce elettricità sfruttando lo zucchero – come quello dei succhi di frutta o delle bibite – o i sottoprodotti dell’olio da cucina come carburante.
“Questi dispositivi hanno il potenziale per sostituire le batterie mobili e ricaricabili in una grande varietà di strumenti elettronici”, ha spiegato Shelley Minter che ha presentato il lavoro. La ricercatrice ha puntualizzato che le celle a biocombustibile non sono una novità: basti pensare alle celle che impiegano enzimi o batteri per produrre elettricità. “Ma la nostra è la prima basata su una delle microscopiche parti dei miliardi di miliardi di cellule del corpo umano”, ha sottolineato. Non solo laptop e prodotti consumer sono le potenziali applicazioni per queste “celle a mitocondri”. Altre possibilità includono il loro impiego come fonti di energia in sensori wireless per il monitoraggio delle temperature o l’individuazione di sostanze esplosive.
Riferimenti: American Chemical Society
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