Categorie: Salute

Il paziente con ebola è arrivato in Italia

Fabrizio, infettivologo siciliano di 50 anni, è il primo paziente italiano colpito dall’ebola. Il medico è atterrato stamattina all’aeroporto di Pratica di Mare, dove è stato accolto da una speciale ambulanza dell’Istituto nazionale per le malattieinfettive Lazzaro Spallanzani, che lo ha trasportato nel reparto dell’Ospedale Romano preparato per il suo ricovero. Prima di partire dall’Africa il medico di Emergency ha parlato al telefono con una delle due figlie, rassicurando la famiglia sul suo stato di salute e sulle cure che stava ricevendo. Per ora d’altronde le sue condizioni sembrano buone: cammina, mangia e beve da solo, ma presenta già i primi sintomi della malattia, cioè febbre, malessere generale e iperemia congiuntivale, come ha confermato il personale dello Spallanzani che lo ha in cura.

“Tutta l’operazione si è svolta come pianificato e secondo le procedure per le quali siamo addestrati ad operare“, ha spiegato ai giornalisti Roberto Biselli, il colonnello dell’Aeronautica Militare a capo del team di bio-contenimento che si è occupato del trasporto del paziente. “In ogni momento è stato possibile assistere, in condizioni di massima sicurezza, il paziente, che è risultato tranquillo lungo la rotta“.

Per effettuare l’operazione è stata utilizzata una speciale barella ad isolamento totale e aviotrasportabile, un dispositivo posseduto in Europa solamente dall’Italia e dalla Royal Air Force britannica, che ha consentito al team di specialisti dell’Aeronautica, composto da circa 25 persone, di assistere il paziente durante le 6 ore e mezza del volo. Anche l’ambulanza che ha trasportato il paziente fino allo Spallanzani è equipaggiata con un simile dispositivo di bio-contenimento.

Dall’ospedale fanno sapere che il paziente è arrivato e che sono iniziate tempestivamente le terapie di supporto (fondamentali per i pazienti con ebola), ma è presto per dire come l’infettivologo siciliano possa essersi contagiato, o quali saranno le terapie (come le trasfusioni di sangue di pazienti guariti già utilizzate su diversi pazienti occidentali) che verranno utilizzate. Il team che ha preso in carico il paziente ha reso noto che sarebbe inoltre già in trattamento con un antivirale specifico, non registrato in Italia ma reso disponibile da un’apposita autorizzazione del Ministero.

Nonostante l’efficienza della macchina assistenziale messa in moto dal ministero della Salute, in un’intervista al Corriere della Sera la famiglia si è detta preoccupata per l’assenza di comunicazioni ufficiali da parte delle istituzioni e dei vertici di Emergency. Il medico, infettivologo con ruolo di dirigente in una struttura ospedaliera della Sicilia, era partito come volontario con l’associazione di Gino Strada per aiutare le vittime dell’epidemia africana, e sarebbe dovuto rientrare in Italia il prossimo venerdì, al termine dell’aspettativa presa presso il suo ospedale.

via Wired.it

Credits immagine: NIAID/Flickr

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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