Categorie: Salute

Il primo test del sangue per la depressione

Presto potrebbe bastare un esame del sangue per diagnosticare la depressione, monitorare l’andamento delle terapie e valutare il rischio di sviluppare un episodio depressivo. Si tratta di test che permette di rilevare il livello di nove molecole di Rna, presenti in quantità anomala negli adulti che soffrono di depressione, messo a punto da Eva Redei, ricercatrice della Northwestern University Feinberg School of Medicine. La ricercaè stata pubblicata sulla rivista Translational Psychiatry, e segue una precedente studio su un test ematico simile, risultato efficace per la diagnosi negli adolescenti.

Fino ad oggi per stabilire se una persona sia o meno depressa i medici si affidano alla descrizione dei sintomi da parte dei pazienti (ed eventualmente dei loro familiari), dal momento che non erano ancora stati individuati marcatori biologici distintivi della malattia. Confrontando il sangue di 32 persone sane e 32 pazienti con depressione, diagnosticata tramite colloquio clinico, i ricercatori della Northwestern hanno invece rilevato tra i due gruppi la presenza di differenze significative nei livelli di 9 particolari molecole di Rna.

Oltre a trovare un marcatore per la depressione, lo studio ha dimostrato inoltre l’efficacia delle terapie attuali. Dopo 18 mesi di psicoterapia cognitivo-comportamentale, ipazienti in cui è stata riscontrata una remissione dei sintomi della depressione hanno mostrato infatti anche un cambiamento nel livello ematico di alcune molecole. Secondo gli autori dello studio si tratterebbe del primo dato biologico che dimostra l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale per il trattamento del disturbo depressivo maggiore.

Il test sviluppato è anche in grado di predire chi beneficerà o meno della psicoterapia, sempre sulla base di una differente concentrazione ematica delle 9 molecole. “Attualmente sappiamo che la terapia farmacologica è efficace, ma non per tutti, e lo stesso vale per la psicoterapia. Questo esame del sangue potrebbe permetterci di orientare meglio il trattamento dei pazienti”, spiega David Mohr, direttore del Center for Behavioral Intervention Technologies e co-autore dello studio.

Dal momento nei pazienti che hanno beneficiato della psicoterapia 3 delle 9 molecole di Rna sono comunque rimaste in concentrazione differente rispetto agli adulti sani, secondo i ricercatori il test potrebbe anche essere utilizzato per rilevare una maggiore vulnerabilità alla depressione. “L’individuazione di questi tre marcatori ci avvicina al nostro obiettivo finale: individuare una predisposizione alla depressione anche in assenza di un episodio depressivo”, conclude infatti Eva Redei.

Riferimenti: Translational Psychiatry

Credits immagine: jjprojects/Flickr

Giulia Carosi

Dopo una laurea in Psicologia conseguita alla Sapienza Università di Roma abbandona l’idea di fare la ricercatrice per studiare un po’ di tutto e non tutto su poco. Si iscrive al Master in Comunicazione della Scienza della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste per imparare a raccontarlo.

 

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