Categorie: Salute

Il rischio nel bicchiere

L’alcol è una droga. Pericolosa quanto – e forse più – dell’eroina. Perché danneggia in modo gravissimo l’organismo, perché genera dipendenza, perché distrugge la vita sociale, affettiva e professionale di un individuo alcoldipendente. E come tale va combattuta, con gli stessi sforzi dedicati alla lotta e alla prevenzione delle altre tossicomanie.

A riaccendere il fuoco sotto un’annosa questione è stato il quotidiano francese Le Monde. Che giovedì 7 gennaio ha pubblicato con grande rilievo un estratto del Rapporto firmato dal professor Bernard Roques, farmacologo di chiara fama presso l’Inserm-Cnrs francese, e commissionato all’esperto dalla Missione interministeriale sulle tossicodipendenze (Mildt) presieduta da Nicole Maestracci. Titolo: Problemi posti dalla pericolosità delle droghe. Il Rapporto, i cui primi dati erano già stati resi noti in Francia nel giugno 1998, scatenando un piccolo terremoto, servirà ora al governo di Lionel Jospin per mettere a punto un nuovo piano di lotta alle tossicodipendenze.

Nodo centrale del lavoro svolto da Roques in collaborazione con esperti francesi e stranieri, è una nuova classificazione delle sostanze stupefacenti. Eroina, cocaina e alcol sono droghe, scrive il farmacologo, e in quanto tali devono essere poste sullo stesso piano. Basta con l’assurda distinzione tra lecito e illecito: tutte queste sostanze sono infatti accomunate da un’unica proprietà, quella di provocare dipendenza nel consumatore. E così, si legge nel rapporto, è necessaria una nuova classificazione pragmatica, “che tenga conto dell’insieme dei comportamenti di dipendenza, quale che sia lo statuto giuridico del prodotto”. La nuova classificazione proposta alla Mildt di Maestracci vede allora nel primo gruppo, il più pericoloso, eroina, oppiacei, cocaina e alcol; nel secondo gruppo gli psicofarmaci, le amfetamine, il tabacco e gli allucinogeni; nel terzo gruppo la cannabis.

E d’altra parte, le cifre parlano chiaro: secondo l’ex ministro francese della Sanità Hervé Gaymard, più di una donna su dieci e più di un uomo su quattro sono bevitori eccessivi. Ogni anno in Francia 52 mila persone muoiono per danni legati all’abuso di alcol. Cifra spaventosa, alla quale bisogna aggiungere le 4000 morti annuali per incidenti d’auto provocati dalla guida in stato di ebbrezza. Di overdose di eroina, invece, sono morte 228 persone nel 1997. Un’altra pietra di paragone? Dai primi anni Ottanta, data d’inizio dell’epidemia di Aids, lo scambio di siringhe infette tra tossicodipendenti ha provocato un migliaio di morti. La cannabis, continua il rapporto, non si è mai rivelata mortale. “I fatti scientifici – ha dovuto ammettere il segretario alla Sanità francese, Bernard Kouchner – indicano che, contrariamente ad alcol e cocaina, per la cannabis non è stata dimostrata la neurotossicità”.

In Italia le ripercussioni del sisma francese non si sono fatte attendere, anche perché le cifre di casa nostra non si discostano molto da quelle transalpine: secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio sui Giovani e l’alcol, che assommano stime provenienti dal ministero della Sanità, dagli Alcolisti Anonimi e dallo stesso Osservatorio, gli alcoldipendenti italiani sono tra i 400.000 e il mezzo milione, mentre le morti per abuso di alcol toccano le 20.000 unità l’anno. I decessi legati al fumo di sigaretta sfiorano invece le 90.000 unità.

“Porre sullo stesso piano alcol e droghe come l’eroina è giustissimo”, ha dichiarato senza mezzi termini il farmacologo Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano. Dal punto di vista del trattamento medico, continua il farmacologo, tutte queste sostanze sono dannose perché creano dipendenza. E non si possono fare discriminazioni tra la gravità dei danni provocati dall’eroina e quelli provocati dall’alcol. Quest’ultimo, poi, ha un comportamento ancora più subdolo. “Mentre i danni da sostanze come l’eroina sono noti a tutti, per l’alcol non è così. E troppo spesso la maggioranza tende a sottovalutarne gli effetti dannosi”, sottolinea Mauro Ceccanti, responsabile del servizio di Alcologia dell’Università La Sapienza di Roma.

Resta ora da vedere se il governo Jospin deciderà, come molti pensano, di depenalizzare l’uso di stupefacenti. Nella speranza che anche in Italia il dibattito tra proibizionisti e antiproibizionisti possa arricchirsi dei dati provenienti dall’altra parte delle Alpi.

Elisa Manacorda

Giornalista, è direttrice di Galileo, che ha fondato nel 1996 con altri giornalisti e ricercatori. Scrive di scienza e tecnologia per le principali testate italiane. E’ docente al Master SGP della Sapienza Università di Roma, collabora con il Master in Comunicazione della Scienza dell'Università di Ferrara. Con Letizia Gabaglio è autrice di "Il Fattore X" sulla medicina di genere.

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