La clonazione da cellule adulte impedisce l’attivazione di alcuni geni. E proprio questi potrebbero essere la chiave dei continui fallimenti della tecnica. Un gruppo di ricercatori del Whitehead Institute di Cambridge (Usa), guidati da Rudolf Jaenisch, si è accorto che, allo stadio di blastocisti (un agglomerato di un centinaio di cellule) negli embrioni di topi clonati non si attivano 70 – 80 geni, la maggior parte dei quali ancora da identificare. Nei normali embrioni, questi geni si attivano quasi contemporaneamente a un altro gene chiamato Oct4, che permette la proliferazione di cellule pluripotenti, in grado cioè di trasformarsi in qualsiasi tipo di tessuto. La mancata attivazione dei geni preposti a questa funzione potrebbe evitare una crescita incontrollata delle cellule, causa della formazione di tumori. Effettivamente, molti dei geni che i ricercatori sono riusciti a identificare sono attivi anche nelle cellule affette da cancro. Lo studio ipotizza quindi che i cloni creati da cellule adulte siano in grado di sopprimere in maniera automatica i geni potenzialmente pericolosi, con interessanti applicazioni nella cura dei tumori. D’altra parte, questa scoperta potrebbe rivelarsi importante anche per evitare l’alto tasso di fallimenti che la clonazione ancora deve affrontare. La maggioranza di essi, infatti, avviene proprio nella prima fase dello sviluppo del blastocisti. “Questi geni potrebbero essere la causa principale del fallimento dello sviluppo degli embrioni”, afferma Jaenisch. (s.b.)
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