Categorie: SaluteVita

Influenza: l’importanza dei virus minori

Quando si ascolta una musica risulta semplice concentrarsi sulle parti suonate dagli strumenti principali, siano esse il ritmo di batteria o un riff di chitarra. A volte, però, solo a un ascolto attento ci accorgiamo che a fare la differenza, o a caratterizzare un pezzo, sono piccole variazioni nella struttura musicale o alcune note in sottofondo.

Un approccio simile, non alla musica ma allo studio dei virus influenzali, l’hanno avuto alcuni ricercatori della New York University (Nyu), approfondendo lo studio dei ceppi virali. E scoprendo che, sebbene quelli dominanti sembrino infettare il maggior numero di persone, alcune varianti minori non sarebbero meno importanti.

“Un’infezione influenzale è un mix di ceppi che viene trasmesso come uno sciame nella popolazione”, ha spiegato Elodie Ghedin, coautrice dello studio pubblicato su Nature Genetics e docente presso il Dipartimento di Biologia della Nyu: “Gli attuali vaccini hanno come target i ceppi dominanti, ma i nostri risultati rivelano una capacità dei ceppi minori di diffonde i virus in modi finora sconosciuti”.

Lo scopo della ricerca era quello proprio di far luce sui meccanismi mediante i quali questi ceppi riescono a diffondersi. Per fare questo, gli studiosi hanno analizzato dei campioni della tristemente famosa pandemia influenzale del 2009, l’influenza suina, responsabile di centinaia di decessi e causata da un nuovo virus influenzale di tipo A/H1N1.

È noto da tempo che il virus dell’influenza A è caratterizzato da un alto livello di variabilità genetica, ma gli scienziati si sono sempre concentrati sullo studio dei ceppi dominanti. Ghedin e colleghi hanno invece provato ad analizzare tutte le varianti responsabili di quei contagi, sequenziando l’intero genoma virale, grazie a tamponi nasali prelevati dalle persone colpite dall’influenza suina ad Hong Kong e dai loro familiari. I risultati hanno confermato le aspettative dei ricercatori: il virus più trasmesso era il dominante H1N1 (o l’H3N2) ma, sebbene con frequenze diverse, erano sempre presenti anche i ceppi virali meno comuni, liberi di diffondersi e trasmettersi poiché non contrastate dai vaccini.

Capire le dinamiche di trasmissione può avere dei risvolti importanti: “Abbiamo osservato come queste miscele di ceppi maggiori e minori siano state trasmesse in tutta la popolazione durante la pandemia del 2009, e come i ceppi minori a un certo punto siano diventati dominanti”, ha affermato Ghedin.

Questi dati suggeriscono dunque che, in caso di epidemia o pandemia, ceppi minori e maggiori si interscambiano, assumendo un ruolo a volte centrale e a volte di sottofondo. Proprio come gli strumenti musicali in una canzone.

Riferimento: doi:10.1038/ng.3479

Credits immagine: Sanofi Pasteur/Vaccine Production

Tiziana Moriconi

Giornalista, a Galileo dal 2007. È laureata in Scienze Naturali (paleobiologia) e ha un master in Comunicazione della Scienza conseguito alla Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Collabora con D la Repubblica online, Salute SenoLe Scienze, Science Magazine (Ed. Pearson), Wired.it.

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