Inganni rivelatori

Palle imprendibili, colombe che cambiano colore, donne che diventano uomini: sono questi gli inganni ottici premiati al Best Illusion of the Year 2009, un’evento satellite del Vision Sciences Society Meeting svoltosi lo scorso maggio a Naples, in Florida. Organizzato da un panel di studiosi della visione, il concorso mette a confronto le creazioni di numerosi scienziati oltre ad artisti e appassionati del genere. Svelando le discrepanze tra la realtà e la percezione che ne ha il cervello umano, gli inganni ottici, sono infatti un importante strumento per studiare il modo in cui il cervello elabora le informazioni ricevute dal mondo esterno

L’animazione realizzata da Arthur Shapiro dell’Università di Buckell, prima classificata, potrebbe per esempio spiegare perché le palle da baseball sono così difficili da intercettare. “The break of the curveball” mostra una palla che cade in verticale ruotando su se stessa. E questo è quel che si vede se la si guarda fissa. Ma se lo sguardo è attratto dal pallino blu sulla destra dello schermo, la palla sembra assumere improvvisamente una traiettoria inclinata di circa 20 gradi. Questo perché il sistema di visione periferica dell’occhio, ossia la capacità di vedere a sinistra e a destra della visione diretta, combina il movimento della palla verso il basso con la sua spinta verso sinistra creando l’impressione della curva. Così durante una partita di baseball, nel momento in si passa da una visione diretta ad una visione periferica ci si può ingannare sulla reale traiettoria della palla.

Al secondo posto “Coloured dove”, di Yuval Barkan e Hedva Spitzer della Tel-Aviv University, in Israele mostra una colomba bianca contro un cielo cosparso di nuvole. Il fondo, inizialmente bianco, improvvisamente cambia colore, diventando per pochi secondi di colore rosso. Quando lo sfondo torna ad essere bianco, la colomba appare leggermente rosata, assumendo una tonalità del colore circostante. L’effetto, chiamato immagine postuma (afterimage), è simile a quello che si ha osservando per lungo tempo un’immagine colorata e spostando poi lo sguardo su un superficie bianca: apparirà la stessa immagine ma nei colori complementari. Se a causarlo, si sa, è la “pigrizia” dei recettori che catturano i colori dell’immagine, possibile spiegazzo è che la figura acquisti una tonalità in base allo sfondo, sebbene l’occhio non sia in grado di percepirla fino alla sparizione del colore.

Infine, sull’ultimo gradino del podio c’è “Illusion of sex” che presenta i ritratti fotografici in bianco e nero di due volti. Affiancati, si direbbero uno maschile l’altro femminile. Ma a ben guardare ci si accorge che si tratta dello stessa fotografia più o meno contrastata. L’autore che ha creato un volto androgino e poi lo ha femminilizzato semplicemente accentuando le parti più scure e quelle più chiare, la maggiore definizione dei tratti essenziali sarebbe una caratteristica del volto femminile che il cervello utilizzerebbe nei processi di identificazione. (m.b.)

Riferimenti:Best visual illusion of the year contest

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