Istinto infallibile

Lei preferisce il più bello, il più coraggioso e il più adulatore. Lui fa di tutto per accontentarla. E soprattutto per convincerla che è l’esemplare adatto per concepire la prole. Stiamo parlando del guppy, nome scientifico Poecilia reticolata, un pesce d’acqua dolce originario del Messico, del Venezuela, del Brasile e dell’area caraibica (Trinidad e Barbados) ma più conosciuto in Italia come lebiste o pesce milione. Guidata da un preciso istinto biologico finalizzato alla vitalità della prole, la femmina del guppy, infatti, al pari di altri animali sceglie l’individuo “geneticamente migliore”. E lo fa anche senza vederlo in azione. Un team di biologi dell’università di Padova ha infatti indagato su ciò che accade in questi piccoli esseri a livello post-copulatorio, dopo cioè svariati accoppiamenti ottenuti, nel caso dell’esperimento, tramite l’inseminazione artificiale di sperma di differente provenienza, prevenendo inoltre tutti quei comportamenti precedenti e condizionanti l’accoppiamento stesso. E le loro osservazioni, descritte sulla rivista Nature, hanno confermato che le femmine “ci vedono bene” anche a occhi chiusi: a vincere la corsa alla fecondazione, infatti, è proprio lo sperma di quei maschi che le femmine avrebbero effettivamente scelto nella fase pre-copulatoria in quanto dotati di superiori qualità spermatiche (individuabili in determinate caratteristiche fisiche). “L’esperimento è consistito nell’inseminazione di 30 femmine vergini con uguali quantità di sperma proveniente da due maschi (in totale quindi 60 maschi)”, ha raccontato a Galileo Andrea Pilastro, ricercatore presso il dipartimento di biologia dell’università di Padova, e coautore della ricerca. “Gli spermatozoi si possono quantificare con una certa facilità perché il maschio li eiacula in forma di piccoli pacchetti, visibili a basso ingrandimento, e contenenti una quantità mediamente costante di sperma. Possono così essere contati, raccolti e introdotti nel gonoporo (la vagina) della femmina sotto anestesia. In tal modo, abbiamo inseminato la femmina con dieci spermatozeugme (questo il nome dei pacchetti di spermi) per ogni maschio”. Portata a termine la gravidanza (il guppy è un pesce viviparo a fecondazione interna), i ricercatori hanno stabilito la paternità dei neonati, gli avannotti, studiandone il Dna. “Se lo sperma dei maschi ha in media la stessa capacità competitiva”, va avanti l’esperto, “ci si aspetta che la paternità sia divisa a metà tra i due maschi. Invece abbiamo trovato che con una frequenza altamente significativa uno dei due maschi ottiene gran parte (spesso il totale) della paternità a dispetto del fatto che il numero di spermi che competevano era lo stesso”. Dall’analisi del fenotipo dei maschi vincenti è giunta la conferma: a vincere la gara tra i due esemplari era sempre quello più colorato o quello di taglia inferiore. “Questo risultato suggerisce che i maschi più colorati riescono a produrre sperma con capacità competitiva superiore. Il fatto poi che anche i maschi piccoli abbiano successo suggerisce che vi sia un trade-off, ovvero una sorta di contropartita, tra l’accrescimento e la produzione di sperma di qualità superiore. In buona sostanza, abbiamo dimostrato che i maschi che sono normalmente preferiti dalle femmine (i più colorati) hanno un vantaggio anche post-copulatorio nel fecondare le uova. Che vi è cioè una selezione post-copula sugli stessi caratteri selezionati pre-copula”.

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