La banca delle donne

    Un’istituzione pubblica che fa credito alle donne per riscattarsi dalla povertà e avere una vita più dignitosa. Così descrive l’attività del Banco de la Mujer venezuelano, Nora Castañeda, dirigente del movimento delle donne e docente di economia all’Università Centrale di Caracas, in un incontro su ‘Le donne nel processo di cambiamento dell’America Latina’ organizzato il 6 dicembre scorso a Roma da alcune associazioni tra cui Attac, Rete Lilliput e Banca Etica. Nata nel 2001, questa banca ha erogato fino a oggi circa 17 mila crediti, circa 1000 ogni mese, offrendo microfinanziamenti e assistenza all’impresa. Oltre al denaro cioè si può ricevere assistenza tecnica nell’elaborazione di progetti redditizi, aiuto nell’amministrazione e la gestione di microimprese e consigli per il rafforzamento delle capacità amministrative delle donne. Ma i servizi offerti non sono solo relativi al mondo dell’imprenditoria: si organizzano anche corsi per la salute riproduttiva, la formazione e l’autotutela del corpo. Nonostante tutto però “non è un istituto di beneficenza”, spiega Castañeda, “e prima di ricevere un credito bisogna esibire alcune garanzie. Le donne devono essere organizzate in ‘Unità economiche associative’ e devono inoltrare allo sportello un progetto di investimento”. Chi si presenta individualmente invece deve avere alcuni certificati, una sorta di avallo della comunità firmato dalla associazione dei vicini, dalla giunta parrocchiale, dalla organizzazione di donne o da qualsiasi altro gruppo popolare riconosciuto a livello locale. Scopo del microcredito è appoggiare piccole iniziative produttive e progetti di economia popolare presentati da donne in condizioni di indigenza, che non avrebbero accesso al finanziamento delle banche tradizionali, non potendo presentare alcuna garanzia. Il prestito iniziale è di 500 mila bolivares (606, 555 euro) a persona: se si restituisce l’intera somma alla scadenza, si acquisisce il diritto di accedere a un altro prestito con un incremento del 50 per cento fino a un totale di 5 milioni di bolivares (6065,55 euro). Gli interessi sono generalmente del 12 per cento all’anno ma in casi particolari il prestito viene dato a tasso zero. Questa strana banca non ha succursali ma si trova nelle comunità di tutti gli stati del Paese attraverso una rete di promotori – presenti nei 149 municipi più poveri del Paese – che visitano le donne, contattano le organizzazioni già create, convocano le riunioni e assistono alla presentazione dei progetti per decidere a chi erogare il credito. ‘Banmujer’, così la chiamano a Caracas, dà la priorità alle unità economiche associative costituite preferibilmente da cinque persone (nove massimo). I microcrediti si concedono per attività di servizi, commercio e produzione: soprattutto imprese di pulizia, di riparazioni (vestiti, tendaggi), lavanderia, stireria, saldatura, confezioni tessili e alimentari, artigianato, produzione agricola, ittica, avicola e altro. “Questa esperienza”, spiega Castañeda, “s’inserisce nel nuovo modello di democrazia instaurato dal presidente Hugo Chavez, che per aiutare le classi più povere del Paese ha varato anche una legge sulla pesca e una legge di riforma dell’istituto nazionale della Terra, ha riformato la legge sulle banche e ha creato un fondo di sviluppo della microfinanza”.Per molti economisti gli anni Ottanta e Novanta hanno rappresentato un’occasione di sviluppo mancata per l’America Latina e i Caraibi: “proprio in quegli anni”, racconta Castañeda, “è nata l’esperienza del microfinanziamento contro il modello di globalizzazione neoliberista, ovvero un credito dato alle persone più povere della società con l’obiettivo di amministrare la povertà”. Il denaro veniva concesso alle donne perché svolgevano all’interno della comunità una funzione di socializzazione e gestivano le risorse necessarie a prendersi cura dei membri di una comunità. Una sfida per il modello neoliberista che tende invece ad allargare il divario tra classi agiate e fasce più povere della popolazione, inasprendo i conflitti. “D’altra parte l’esperienza del Banco de la Mujer è strettamente legata alla storia del Venezuela. Il modello del microfinanziamento si è sviluppato dopo il 1999: in quell’anno l’elezione del presidente Ugo Chavez ha portato alla scrittura di una nuova costituzione per il Paese”, spiega l’economista. “Per le classi più povere (che insieme all’esercito costituisce il bacino di elettori più ampio di Chavez) il presidente è il simbolo della rivoluzione popolare in atto in Venezuela: il suo potere è stato sancito e riconfermato dalla volontà popolare attraverso sette referendum. Il nostro motto oggi è ‘con Chavez y sin Chavez seguimos adelante para realizar una sociedad equitativa’, dove uomini e donne cioè hanno lo stesso ruolo”. Sono state queste idee a dare forza al Banco de desarrollo de la Mujer.

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