Infiammazioni e cibo piccante hanno qualcosa in comune: la base chimica. Lo sostengono Cliffort Woolf e colleghi dell’Ospedale generale del Massachusetts (Usa). Hanno scoperto che la sensazione di calore e bruciore provocata dai peperoncini ha la stessa base chimica del dolore provocato da stati infiammatori.
La scoperta, pubblicata su Neuron, indica come responsabile il recettore attivato dai peperoncini, cioè la molecola che raccoglie il segnale chimico rilasciato dalla spezia e lo trasforma in un messaggio da inviare al cervello. Questo recettore, il TRPV1, è lo stesso coinvolto nelle infiammazioni. Infatti si trova non solo nella bocca dove capta il gusto piccante del peperoncino, ma anche nelle altre parti del corpo e la sua densità sulla pelle aumenta in seguito a un’infiammazione, aumentando la percezione del dolore e la sensibilità al caldo.
I ricercatori hanno visto che il numero di molecole TRPV1 dipende dall’attività di un composto, p38, rilasciato dalle cellule nervose. Quando p38 è attivo il numero complessivo di TRPV1 sulla pelle sale di circa 20 volte. L’attivazione di p38 si scatena subito dopo un’infiammazione, quindi bloccandola si potrà fermare il processo che scatena il dolore. Tuttavia, avvertono i ricercatori, bisognerà scoprire altre molecole che, come p38, innescano l’aumento di TRPV1, e agire contemporaneamente su tutte per creare un trattamento efficace contro il dolore e il bruciore associati a stati infiammatori. (p. m.)
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