120 mila miliardi di lire all’anno: tanto costerebbero le cure per i 12 milioni di sieropositivi nel mondo. Una cifra equivalente a meno di un quarto della spesa militare annua degli Stati Uniti ma che potrebbe ridurre in rovina i paesi in via di sviluppo, dove l’epidemia è più diffusa. La stima è del Panos Institute di Londra, presente alla conferenza internazionale sull’Aids in corso a Durban, South Africa. Secondo l’istituto londinese, che studia l’impatto dell’epidemia nelle nazioni povere, soltanto in Zambia i costi del trattamento supererebbero del 76 per cento il prodotto interno lordo. Creare un sistema sanitario nazionale e trovare il personale qualificato, inoltre, richiederebbe alcuni miliardi in più. Per rendere le terapie antivirali più accessibili, ha dichiarato Martin Foreman, direttore del Panos Aids Program, sarebbe quindi necessario che le case farmaceutiche abbassassero il prezzo dei farmaci del 95 per cento. Cosa che, in effetti, cinque di esse hanno promesso di fare. Un’altra possibilità è quella di concedere il diritto di fabbricare e commercializzare il farmaco ad altre industrie. Ma molte case farmaceutiche si oppongono, perché ciò ridurrebbe i profitti e gli incentivi per la ricerca. Infine, un’altra strada da battere è la riduzione del debito estero dei paesi in via di sviluppo: “Insieme ai progressi nel servizio sanitario e alla riduzione del costo dei farmaci”, si legge nel rapporto del Panos Institute, “potrebbe rendere praticabile un effettivo trattamento per coloro che ne hanno bisogno”. (r.p.)
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