La Fisica tra i banchi

La fisica non ha mai goduto di grande popolarità tra i banchi di scuola. E alla disaffezione degli studenti corrisponde spesso la frustrazione degli insegnanti. All’Università di Roma “La Sapienza” c’è però chi sta lavorando per rendere finalmente la fisica una materia appassionante anche per i ragazzi con età compresa tra i 13 e i 15 anni. Sono i ricercatori del Laboratorio di didattica delle scienze diretti da Giulio Cortini che hanno presentato nei giorni scorsi il risultato di quattro anni di sperimentazione. “Il nostro tentativo”, spiega Cortini, “è quello di trasformare radicalmente l’insegnamento della fisica”.Per riuscire nell’ardua impresa l’équipe de “La Sapienza” ha operato scelte abbastanza innovative, dando particolare rilievo all’osservazione dei fenomeni fisici che avvengono intorno agli studenti, nelle case o nelle aule scolastiche. Ma anche alla realizzazione di piccoli esperimenti da realizzare in classe con materiali poveri e facili da trovare. E, cosa che farà tirare un gran sospiro di sollievo a molti ragazzi, facendo comparire le formule solo alla fine del corso. Secondo Cortini e colleghi oltre al metodo didattico deve però cambiare anche il rapporto insegnante-allievo. Va rispettata, per quanto fuorviante, la “fisica spontanea” dei ragazzi dimostrandone l’inconsistenza non a parole ma con piccoli esperimenti. Finora invece la fisica è stata insegnata imponendo grappoli di formule spesso scollegate dai fenomeni. E anche l’ordine con cui si affrontano i vari argomenti non sembra essere il più proficuo. In genere a dettarlo è la successione cronologica in cui le varie branche della fisica sono state affrontate e comprese. Si comincia infatti con la cinematica (lo studio del movimento dei corpi iniziato da Galilei) e con la meccanica (le leggi scritte da Newton sugli effetti delle forze) per finire con la relatività generale concepita da Einstein al principio di questo secolo. “Non sempre quello cronologico è l’approccio migliore”, dice Silvia Tamburini, ex insegnante di fisica che ha partecipato al progetto. “Noi, per esempio, pensiamo che per un tredicenne sia più facile capire l’elettricità che la meccanica”. Soprattutto se l’elettricità si insegna a partire dalle bollette della luce e dagli elettrodomestici di casa, come propongono di fare i ricercatori del Laboratorio di didattica delle scienze.Le loro idee sono state concentrate in un insieme di schede destinate a studenti e insegnanti riguardanti proprio l’elettricità e l’ottica. “Si sono rivelate molto efficaci, almeno dal punto di vista del coinvolgimento dei ragazzi”, dice la Tamburini. “Per la valutazione di tipo didattico dovremo aspettare qualche mese perché vogliamo capire cosa è rimasto di quello che gli studenti hanno imparato”. Ma hanno un futuro questi esperimenti didattici? Potranno sostituire i voluminosi testi che ora contengono tutta la fisica formula per formula? “Se davvero scuole e insegnanti saranno liberi di scegliere come organizzare i programmi, il nostro metodo potrebbe diventare una realtà”, dice Silvia Tamburini. “Anche perché già ci sono editori che si sono detti pronti a pubblicare il progetto”.

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