Categorie: Spazio

La Luna, un pezzo di Terra

E’ l’astro più vicino a noi, l’unico su cui l’uomo abbia mosso qualche timido passo. Ha ispirato generazioni di poeti, è stato testimone di miliardi di baci. Gli astronomi conoscono ormai ogni dettaglio della sua superficie, anche del suo lato oscuro. E tuttavia la Luna conserva ancora alcuni dei suoi misteri. Per esempio, come e quando si è formato questo nostro affascinante satellite naturale? Negli scorsi giorni Robin Canup, dell’Università della California, ha presentato una nuova teoria sulla nascita della Luna durante un meeting dell’American Astronomical Society.

Secondo Canup tutto è iniziato circa 4,5 miliardi di anni fa con l’impatto tra la Terra, ancora “giovinetta”, e un pianeta 3 volte più pesante di Marte . La collisione avrebbe vaporizzato parte della crosta e del mantello terrestri, “spruzzando” il materiale in orbita fino a formare un anello gassoso che si sarebbe poi lentamente condensato formando la Luna che conosciamo.

Già da quando le missioni Apollo riportarono sulla Terra frammenti delle rocce lunari la teoria dell’impatto venne comunemente accettata dai ricercatori. Ma il nuovo modello di Canup prevede che il pianeta che urtò la Terra fosse molto più pesante di quanto ipotizzato finora. Solo così la collisione avrebbe potuto produrre abbastanza materiale per costituire la Luna. Tuttavia il modello prevede anche che la velocità di rotazione del sistema Terra-Luna dovrebbe essere circa doppia di quella effettiva. Insomma: con i modelli di ieri tornavano i conti sulla velocità di rotazione ma non quelli sulla massa lunare. Con il modello di Canup la situazione si è invertita.

Così la Luna, vicina e splendente, continua a mantenere i suoi segreti. Ma proseguendo nello studio delle sue origini, i ricercatori pensano di comprendere meglio anche i meccanismi di formazione dell’intero Sistema Solare. E se, come sembra sempre più probabile, una serie di ciclopiche collisioni hanno avuto un ruolo importante nella formazione degli altri pianeti, gli astronomi possono cercare segni di fenomeni simili anche attorno ad altre stelle. Un indizio in più per svelare la presenza di sistemi planetari extra-solari.

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