L’hanno già ribattezzata, come era da attendersi, l’elisir di lunga vita, e a leggere il paper su Cell Reports dove la molecola che migliora lo stato di salute dei topi e li fa vivere più a lungo è stata presentata, verrebbe da credere proprio così. I ricercatori guidati da Rafael de Cabo del National Institute on Aging hanno infatti mostrato come attivando con un supplemento alimentare una proteina, la sirtuina 1, è possibile non solo migliorare l’attività antiinfiammatoria dei tessuti, ridurre i fattori di rischio correlati all’età, ma anche estendere la vita media dei topi che lo assumono: di circa l’8,8% in più.
Perché proprio la sirtuina 1? Diversi studi precedenti hanno suggerito che questa proteina, coinvolta nel metabolismo cellulare, può apportare diversi benefici alla salute, per esempio ritardando l’invecchiamento e l’insorgenza di patologie età correlate. Gli scienziati guidati da de Cabo hanno proseguito su questo filone di ricerca, testando gli effetti dell’aggiunta diSIRT1720 – una piccola molecola che attiva la sirtuina 1 – nella dieta di alcuni topolini. In particolare, a partire da sei mesi e per il resto della loro vita, un gruppo di animali è stato alimentato con una dieta standard con aggiunta di SIRT1720 in quantità pari a 100 mg/kg.
I ricercatori hanno quindi osservato che questa piccola molecolaera in grado di migliorare la funzione muscolare e le abilità motorie dei topi, ma anche di ridurre il loro peso corporeo, la percentuale di grasso, nonché il colesterolo Ldl (quello cattivo, per intendersi), aumentando al tempo stesso la sensibilità all’insulina. E, non da ultimo, il supplemento con SIRT1720 aumentava di circa l’8% la durata media della vita degli animali.
Per i ricercatori, secondo i quali l’effetto protettivo contro le patologie cardiovascolari, il diabete e l’infiammazione della molecola potrebbero spiegare in parte quanto osservato, lo studio mostra che possono essere sviluppate sostanze in grado di migliorare l’impatto delle malattie metaboliche e croniche associate con l’invecchiamento. Ma per ora gli scienziati lo hanno fatto sui topi.
Via: Wired.it
Credits immagine: Novartis AG/Flickr
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