La signora delle simulazioni

Tre uomini e una donna, un rapporto di forze impari, anche nell’attribuzione di un risultato scientifico. È successo così che il contributo di Mary Tsingou alla realizzazione dell’esperimento passato alla storia come “problema di Fermi-Pasta-Ulam (FPU)” sia rimasto nell’ombra per più di 50 anni, come svela un articolo apparso su “Physics Today”. Un peccato visto che a partire dai risultati ottenuti in quell’esperimento, svolto nei laboratori di Los Alamos nel 1955, è nata la cosiddetta scienza non-lineare. Come scrive Thierry Dauxois, dell’Ecole Superieure di Lione nel suo articolo: “Quel lavoro segnò un vero cambiamento nella scienza moderna, dando vita a un nuovo campo di ricerca, la scienza non lineare, e aprendo la strada all’era della scienza computazionale: il problema FPU si può considerare infatti il primo passo nello sviluppo della simulazione al computer di fenomeni fisici”.

Ebbene, a realizzare quei complessi calcoli fu proprio Mary Tsingou e non, per esempio, Enrico Fermi, a cui però va riconosciuta l’intuizione di usare dei computer anziché il calcolo standard per verificare le ipotesi fisiche. L’arcano sta forse nel fatto che la ricercatrice è una programmatrice e il suo contributo per questo è stato considerato di minore importanza. Sta di fatto che nella prima pubblicazione dei risultati è riportato “Report scritto da Fermi, Pasta, Ulam. Lavoro svolto da Fermi, Pasta, Ulam e Tsingou”. Ma la forza dell’onda lunga che l’esperimento ha esercitato per tutti questi anni sta proprio nell’algoritmo che Tsingou ha elaborato, afferma Dauxois. Che lancia anche un appello affinché si cambi dicitura e ci si riferisca da ora in poi al problema di  Fermi-Pasta-Ulam-Tsingou.

Ma che fine ha fatto Mary? Come ricostruisce l’articolo su “Physics Today”, Tsingou ha continuato la sua brillante carriera di programmatrice a Los Alamos dove ha partecipato, tra le altre cose, allo sviluppo del linguaggio Fortran dell’Ibm, alla risoluzione numerica delle equazioni di Schrodinger e del problema del mix di fluidi di diverse densità proposto da Von Neumann. Oggi è in pensione e abita proprio a due passi dal laboratorio dove ha preso forma l’esperimento che più di ogni altro avrebbe potuto portarle fama e notorietà. (l.g.)

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